Già sconfitto da Andre Agassi in semifinale, Boris Becker, sotto 1-4, per innervosire il suo avversario e decide di mettere in atto un piano audace, mandando baci verso l’angolo dell’americano, laddove si trovava la fidanzata di lunga data di Agassi, Brooke Shields. Siamo a Wimbledon nel 1995, il risultato è atteso, Becker alla fine vince in quattro set. Questa aneddoto è solo uno dei tanti che vengono raccontati dall’ex star del tennis tedesco (e altri della sua epoca) nell’avvincente documentario in due parti “The World vs Boris Becker,” disponibile su Apple TV + dal 7 aprile, per la regia del documentaristico premio Oscar Alex Gibney.
Presentato in anteprima alla Berlinale, il documentario è costruito attorno a due interviste condotte nel 2019 (i problemi legali di Becker erano solo all’inizio) e poi nell’aprile del 2022 (appena due giorni prima che fosse condannato per evasione fiscale in Germania). La struttura narrativa di The World vs Boris Becker, ripercorre gli alti e bassi della carriera e della vita personale di Becker, sei Grandi Slam conquistati per un totale di 49 titoli in carriera di singolo e 15 di doppio, una medaglia d’oro olimpica, e questo non necessariamente in ordine cronologico. Non poteva essere diversamente per “Bus Bum”, un uomo imprevedibile, controverso, famoso per il carattere irruento e un po’ megalomane dentro e fuori il campo. Come quella volta nel 1985 a Wimbledon, quando il tedesco aveva deciso di ritirarsi contro Tim Mayotte: troppo forte il dolore alla caviglia. L’americano non si accorse delle sue intenzioni, così Becker andò avanti e finì col vincere il torneo. E cambiare la storia del tennis.
Nella prima parte Triumph”, Gibney traccia la fulminea ascesa di Becker attraverso materiale d’archivio, reportage e interviste allo stesso Becker. Racconti, quelli dell’ex stella del tennis, confermati o addirittura smentiti degli altri intervistati, dall’ex moglie Barbara ai colleghi famosi come John McEnroe, Biorn Borg, Mats Wilander e Novak Djokovic, di cui Becker è stato allenatore per tre anni. Una giustapposizione di interviste che rivelano buchi nella versione dei fatti del tennista e che mettono in guardia lo spettatore da chi ha fatto dell’arte dell’inganno un’arma per vincere. Può funzionare nel tennis ma meno nella vita privata. Così nella seconda parte, “Disaster”, quello che inizialmente poteva sembrare un documentario tributo ad un giocatore unico nel suo genere, prende una svolta giudiziaria. Il regista affronta i divorzi, le avventure, come il flirt con Angela Ermakova con la quale ha avuto una figlia, l’evasione fiscale. Ne emerge un ritratto fedele di un uomo che dopo aver toccato il fondo, cerca un riscatto. Ma questa è un’altra storia.