Arturo Martini (1889 – 1947) fa piangere per la bellezza, l’empatia, la bravura assoluta. Meglio dirlo subito, così se vi scende una lacrimuccia durante la visione della sua mostra è tutto previsto. Si tratta del più grande, e ancora troppo sconosciuto, scultore del Novecento, e non c’è regola o sentimento che tenga. Tocca il cuore la sua grande “pietas”, di virgiliana memoria, per la comprensione della condizione umana che lui ha abbracciato in ogni forma artistica. Tocca la sua vita, quella personale, che lo vede ramingo e famoso in tutta Italia ma mai più tornare nella sua città natale, Treviso. E poi fa male la sua morte assurda, un “malore improvviso” come si direbbe oggi, nel 1947 a Milano, ad appena 58 anni. Passeggiava per strada, in un istante si è accasciato, e non si è più rialzato.
Oggi Arturo Martini viene, giustamente, celebrato dalla città che lo ha visto nascere, figlio di umile origine di Maria, casalinga, ed Antonio, cuoco, e oggi considerato alla pari, se non superiore ad artisti molto più famosi di lui come Auguste Rodin. Una mostra-evento considerata tra le dieci oggi in Italia da non perdere assolutamente.
A 30 anni dall’ultima grande mostra trevigiana e a 75 dalla prima, il Musei Bailo, con la curatela di Fabrizio Malachin e Nico Stringa, propone questa retrospettiva dal titolo “Arturo Martini. I capolavori”: una mostra mai tentata prima che raduna quelle opere, per dirla con le parole di Martini stesso che “pesano tonnellate e sembrano leggere come una piuma”.
Per il pubblico sarà una imperdibile occasione per percorrere tutte le fasi della produzione artistica dello scultore trevigiano e per gli studiosi per formulare il nuovo punto sugli studi martiniani, evidenziando il ruolo e la modernità di Martini nella scultura europea del Novecento.
Martini è stato ed è stabilmente protagonista al Bailo, grazie all’ampia collezione di sue opere patrimonio del Museo, che datano dalla produzione giovanile agli anni della maturità dell’artista. Un’opera di Martini, l’Adamo ed Eva dalle dimensioni monumentali, funge da biglietto da visita del Bailo, grazie ad una parete finestrata che la lascia intravvedere, anche ai più distratti passanti sulla pubblica via.
È un capolavoro che Treviso si è conquistata grazie ad una pubblica sottoscrizione indetta nel 1993, giusto trent’anni fa.
Ad essere proposte al pubblico sono ben 280 opere dello scultore: 150 sono del Bailo, che resteranno allestite al primo piano nella sezione
permanente, alle quali si aggiungono i 130 capolavori che arrivano a Treviso proprio grazie alla mostra. Questi ultimi sono allestiti in tutti gli spazi al piano terra del Bailo. A concederli sono collezioni pubbliche e private, da Piemonte alla Liguria, da Roma a Lugano. Tra esse i più importanti Musei di arte moderna, per citarne alcuni la Galleria Nazionale di Roma, la Galleria del Novecento di Firenze, fino al Museo Martini di Vado Ligure e Savona. Accanto a numerose collezioni private che hanno concesso alla mostra trevigiana opere di assoluto valore e, in alcuni casi mai prima esposte.
Molte le opere di grandi dimensioni: bronzi importati come Il Figliol Prodigo, I leoni di Monterosso, il Sonno, il Tobiolo, tra i molti; marmi come quelli del Legionario ferito, Donna che nuota sott'acqua, Torso di lottatore, tra gli altri; gessi come quello della Sposa Felice o il maestoso Sacro Cuore, un’opera colossale (3 metri e mezzo di altezza), mai uscita prima dalla Casa Museo Martini di Vado Ligure; terrecotte come La Veglia, Il Bevitore o la Venere dei porti tra le diverse. Del Bevitore, oltre alla versione seduta, sarà in mostra anche la versione
distesa in pietra.
“Entrando al Bailo, il pubblico viene accolto da un vero colpo di teatro. Nell’androne può vedere i sontuosi Leoni in bronzo e sullo sfondo il Figliuol Prodigo. E, assieme a queste, per la prima volta radunate tutte le più importanti commissioni di Arturo Ottolenghi, nelle sale laterali, il Tobiolo e, nel chiostro, l’Adamo ed Eva del nostro Museo. Al noto Tobiolo seduto mentre stringe tra le mani un pesce, viene affiancato il bozzetto che lo ispirò, opera di Hertha Wedwkind Ottolenghi, e dal più tardo Tobiolo “Giaquinto” che testimonia le nuove ricerche spaziali della seconda metà degli anni ‘30”.
“Ma tutto il percorso di visita è ricco di emozioni e di confronti imperdibili: si può ammirare il Bevitore disteso, La Pisana o Il sonno – due notturni – assieme alla Donna al sole e Donna sulla sabbia – un corpo squartato dalla luce -, il bozzetto del Tito Livio accanto al grande gesso dell’opera. Il bozzetto della Donna che nuota sott’acqua è al centro di una sala immersiva con le immagini del film che lo ispirò: Ombre bianche (White Shadows in the South Seas), diretto nel 1928 da W. S. Van Dyke. E ancora, una sala ci riporterà alla Personale della Biennale del 1942 con la Donna che nuota sott’acqua, il Ritratto di Carlo Scarpa, il Torso di lottatore, e la Morte di Saffo, che pure Scarpa escluse da quell’allestimento”.
Non solo il Martini monumentale in mostra, ma una panoramica completa sulla sua attività: cheramografie, piccole terracotte, ceramiche, gessi: tutte opere di capitale importanza nel catalogo dell’artista, come il Ciclo di Blevio.
“Un filo rosso si sviluppa in tutte le sale, una mostra nella mostra, la pittura: oltre 40 dipinti di Martini mai esposti in maniera unitaria prima di oggi”, spiegano i curatori.
La mostra ha la sua naturale prosecuzione al primo piano dove si può scoprire il Martini della giovinezza, con focus riservato al suo maestro, Antonio Carlini, e ai suoi amici, e tra loro Gino Rossi e Bepi Fabiano, Alberto Martini, i contemporanei Selvatico, Springolo, Barbisan, Bottegal, Cancian eccetera.
Una sala viene riservata anche a Treviso, per ripercorrere la storia della valorizzazione di Martini in città, attraverso le mostre e la musealizzazione delle sue opere. Tra i fulcri di questa sala, le immagini della storica mostra del ’67 curata da Bepi Mazzotti e allestita da Carlo Scarpa.
Una sala video propone gli inediti documentari dell'imperiese Paolo Saglietto: si tratta di filmati del 1962 e del 1968, scoperti in questa occasione negli archivi di Cinecittà, a Roma, e della Cineteca di Bologna. Il secondo dei due filmati venne girato a Treviso e ci mostra le immagini delle vie, delle piazze della città e le testimonianze, riprese all’interno della mostra del ’67, allestita da Carlo Scarpa, di Comisso, Mazzola e del curatore Mazzotti.
Cinque le sezioni in cui si articola questa grandiosa esposizione.
SEZIONE 0 – IL GIOVANE MARTINI (sezione permanente), SEZIONE 1 – I GRANDI CAPOLAVORI, SEZIONE 2 – LE MAIOLICHE, SEZIONE 3 – IL CICLO DI BLEVIO, SEZIONE 4 – MARTINI PITTORE, SEZIONE 5 – LA MATURITA’ E I CAPOLAVORI DEL BAILO
MUSEO LUIGI BAILO
Borgo Cavour, 24 Treviso
prenotazioni e visite guidate: prenotazioni@museitreviso.it
T 0422 658951
www.museitreviso.it
www.museicivicitreviso.it
ORARI: da martedì a domenica 10.00 – 18.00
BIGLIETTI: (il biglietto comprende la visita alla mostra “Arturo Martini. I capolavori”
e al Museo Bailo), intero: € 9,00 ridotto: € 6,00