Quando Dolls’house di Henrik Ibsen debuttò al Royal Theatre di Copenaghen nel 1879, fu sia uno scandalo che una rivelazione: un tuono proto-femminista si abbatté sull’ignara borghesia dell’Europa tardo vittoriana. Un secolo e mezzo dopo, quella che una volta era una notizia bomba è diventata un canone, rappresentata non solo sui più grandi palcoscenici del mondo, ma anche da innumerevoli compagnie teatrali di comunità.
Jessica Chastain nei panni di Nora per abbattere i cliché del femminismo
A Broadway, sul palco del Hudson Theater, il candidato al Tony Award Jamie Lloyd e l’acclamata drammaturga Amy Herzog portano in scena una rivisitazione minimalista di quello che ha rappresentato un punto di riferimento nella storia del teatro mondiale. Una delle attrici più acclamate della sua generazione, Jessica Chastain, vincitrice di ben tre premi Oscar, veste uno dei ruoli più iconici del teatro, rivitalizzando lo spettacolo per un’intera nuova generazione.
Quello di una moglie, amata e vezzeggiata come una bambola, dell’avvocato Torvald Helmer che sta preparando l’albero di Natale. Sopraggiunge inaspettata l’amica Cristina, vedova e bisognosa di aiuto e a lei Nora rivela un segreto: otto anni prima ha contratto un debito con un certo Krogstad falsificando la firma del padre per poter pagare il soggiorno in Italia necessario alla guarigione del marito. La promozione a direttore di banca del marito sembra risolvere ogni cosa, ma Krogstad, impiegato nella stessa banca, ricatta Nora per ottenere una promozione. Quando Torvald, ignaro di tutto, vorrebbe licenziarlo per altri motivi, questi minaccia di denunciare ogni cosa se Nora non otterrà di far bloccare il licenziamento. L’intercessione della donna non ottiene alcun esito e Krogstad mette in atto la sua minaccia inviando una lettera a casa degli Helmer. Cristina, che ha riconosciuto in lui un antico innamorato, lo convince a recedere dal ricatto, ma è troppo tardi. A dolls’ house è un complesso intreccio, avvincente come un thriller e intrigante come un giallo, fatto di emozioni e tormenti, inganni e calcoli, illusioni e rese dei conti, truffe e utopie, che Jamie Lloud compone per avvolgere lo spettatore in un appassionante reticolo di dinamiche relazionali e affari di famiglia. Un dramma borghese, privato dei luoghi comuni, con l’intenzione di svelare un aspetto oscuro, o segreto, delle relazioni d’amore. Amore?
Su un semplice set rotante (disegnato da Soutra Gilmour), gli unici oggetti di scena sono le sedie di legno. Una singolare proiezione ci ricorda che siamo nel 1879. Una scenografia semplice che fa da sfondo ad un’interpretazione che tiene saldamente in pugno l ‘idea radicale che anche le donne siano persone, meritevoli di vita e libertà.
Lo spettacolo in scena fino al 10 giugno