È morta a 98 anni Lucy Salani, nota per essere stata l’unica persona transgender italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Salani, dopo la guerra, divenne anche un’attivista piuttosto nota, e la sua storia è stata raccontata in libri e documentari.
Lucy Salani nacque a Fossano, in Piemonte, nel 1924, ma trascorse la gran parte della giovinezza a Bologna. Allo scoppio della guerra, prima della sua transizione dal genere maschile a quello femminile, fu chiamata in servizio dall’esercito italiano – per i giovani uomini c’era la leva obbligatoria – ma dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre del 1943 disertò fuggendo. Con l’occupazione da parte dell’esercito nazista di gran parte dell’Italia, fu costretta a unirsi alle truppe fasciste, ma disertò di nuovo.
Salani tornò a casa, dove lavorò come sex worker e iniziò la sua transizione. Per Lucy non esiste un prima e un dopo la transizione, ma il continuum della sua esistenza composta da sofferenze, ma anche da tanta gioia e amore. Salani sopravvisse sei mesi nel campo di Dachau. Il giorno della liberazione da parte degli Alleati, poco prima di abbandonare il campo, le guardie naziste cominciarono a sparare sui prigionieri dalle torrette di Dachau: Salani fu colpita a una gamba e fu ritrovata tra i cadaveri.
Dopo la guerra, Salani visse tra Torino e Roma, e trascorse un periodo anche a Parigi. Negli anni Ottanta, a Londra, si sottopose all’operazione di riattribuzione del sesso, senza però cambiare il suo nome all’anagrafe. Sempre nello stesso periodo si trasferì a Bologna, dove è rimasta fino alla morte.
Salani è stata anche un’attivista antifascista e per i diritti delle persone LGBT+. La sua vita è stata raccontata nel libro del 2009 Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale di Gabriella Romano e nel documentario realizzato dalla stessa Romano C’è un soffio di vita soltanto, uscito nel 2021. È stata anche intervistata nel documentario Felice chi è diverso, diretto da Gianni Amelio e uscito nel 2014.
E sono loro i tanti registi con cui Salani ha collaborato a esprimere oggi la loro commozione per la sua scomparsa. “Abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di conoscere Lucy qualche anno fa e da quel momento è iniziato un legame indissolubile, un legame che va al di là degli aspetti artistici e professionali. Lucy è diventata un punto di riferimento umano per noi e per le tante persone che hanno conosciuto la sua storia e che l’hanno amata per la sua resistenza, il suo orgoglio, la sua forza straordinaria. Lucy se ne è andata, ma il suo ricordo e la sua storia rimarranno scolpiti non solo nella memoria di chi, come noi, le ha voluto bene, ma anche nella memoria collettiva del nostro paese“.