Missing e il primo film Searching raccontano misteri, prima di tutto: storie poliziesche amatoriali così ben fatte che sebbene si svolgano tra le pareti di casa, aprono finestre sul mondo esterno. In entrambi i film, l’azione si svolge tramite gli schermi di computer e smartphone. Quando il pubblico vede il volto di un personaggio, è perché il personaggio sta usando la chat video; il pubblico segue gli sviluppi della trama attraverso la navigazione sul web e l’apertura di file. Ogni inquadratura viene filtrata attraverso un qualche tipo di tecnologia, che, ovviamente, descrive il film.
June (Storm Reid) siede davanti allo schermo del suo computer, è stufa di una madre iperprotettiva Grace (Nia Long) e si strugge per la perdita di suo padre quando era molto piccola. Quando Grace via in vacanza in Colombia con il suo fidanzato Kevin (Ken Leung), la madre di June scompare. A differenza di Searching , che parlava di un padre single alla ricerca della figlia perduta, Missing è la cronaca di un’adolescente che mette in campo tutte le sue abilità digitali per ritrovare la madre.
Questo è il divertimento di questi film: guardare i protagonisti che si fanno strada in una tortuosa tana di coniglio digitale tra account di posta elettronica compromessi, foto sospette e lavoretti inaspettati. Missing e Searching sfiorano gli stessi tropi.Amplificano il modo in cui la tecnologia e la digitalizzazione che ne consegue sono un’arma a doppio taglio. Se la stessa tecnologia ha avuto il merito di avvicinare virtualmente le persone è anche vero che le allontanate dalla vita reale e se è altrettanto vero che ci rivolgiamo alle risorse digitali per trovare soluzioni, non ci rendiamo contro che spesso sono la causa del problema stesso. Senza tuttavia scomodare le allegorie digitali, il film riflette anche sull’annosa questione se conosciamo davvero chi abbiamo vicino.
Missing rispetto al film precedente fa un salto di qualità espandendo la tela su cui è ambientata la storia, alzando la posta in gioco e introducendo colpi di scena più scioccanti ed elettrizzanti che rendono l’esperienza avvincente. Un altro aspetto che rende Missing più intrigante è la complessità del rapporto tra genitore e figlio, riproponendo il tropo “adolescente seccato e genitore iperprotettivo”. Missing, al cinema dal 9 marzo, è un film checonserva un suo mistero per tutto il tempo. È il tipo di film che gli spettatori dovrebbero vedere con la consapevolezza che tutto è possibile. Da vedere per coloro che amano i thriller, che amano le storie strabilianti dove niente è scontato fino all’ultima sequenza.