Un atto unico per il palcoscenico, che la scrittura intensa ed energica di Lucia Calamaro restituisce al pubblico emozionandolo per la sensibilità e la gentilezza con le quali racconta la storia di due universi umani, esistenziali, femminili, in un incontro-scontro tra una figlia, adulta e consapevole, diventata terapeuta, e una madre, anch’essa adulta ma inadeguata alla realtà e incapace di reggere il peso e le responsabilità del suo essere genitore.
La figlia tenterà di alleviare la sofferenza della propria madre, che a suo tempo non era stata in grado di accudire la sua creatura a causa di un dramma silenzioso e sordo. Ormai cresciuta, la donna vuole rappresentare per la madre una figura di rinascita, di cura e di perdono, intuendo l’esigenza di psicanalizzare quel genitore che ha conosciuto dolente da bambina, per riconsegnarle, grazie agli strumenti della sua professione, l’ascolto e il supporto necessari senza che se ne accorga. Un ribaltamento del ruolo genitoriale che tratteggia con delicatezza il rapporto tra le due donne attraverso il rimpianto, il perdono e la comprensione.
Scritto e diretto da Lucia Calamaro, e cucito su misura per Isabella Ragonese, lo spettacolo è un dialogo-monologo che apre un affaccio sul mondo femminile, attraverso una partitura drammaturgica e registica che fa risuonare sulla scena la vita di due donne in una voce, due esistenze diverse che nascono insieme, si separano e si ritrovano, poi, per curarsi a vicenda. «Quanti di noi, da piccoli, hanno assistito impotenti ai drammi degli adulti amati? – annota Lucia Calamaro – Quanti avrebbero voluto intervenire? Aiutare, capire. In fondo salvarli. E quasi mai si può. Avere i mezzi, gli strumenti per farlo per dargli l’ascolto dovuto e aiutarlo senza che se ne accorga. Il genitore che sentivamo più fragile. Quell’adulto impreparato al mondo che ci accudiva alla bene e meglio attraversato com’era da tribolazioni e guai. Non stavano sempre bene i nostri genitori. Avevano parecchi dispiaceri. E noi eravamo piccoli, per lo più impotenti di fronte a quella loro ben declinata infelicità. Intuivamo, non sapevamo, sospettavamo, non sapendo che fare. Allora ho immaginato un luogo, piccolo, tra un fantomatico “di qua” e “di là” in cui questo fatto, questa parola che sia “evento”, che curi, possa accadere, per un po’. Da Lontano mette in scena il tentativo irragionevole di una figlia adulta, diventata terapeuta, di fare oggi quello che non aveva potuto fare a quei tempi: aiutare quella madre tribolata, che esisteva solo quando lei era bambina».
Lucia Calamaro torna in Stagione con la ripresa, per il secondo anno al Teatro India, dello spettacolo Darwin inconsolabile (dal 24 al 28 maggio), una coproduzione di grande successo – Teatro di Roma insieme a Sardegna Teatro, Festival di Spoleto e CSS di Udine – con cui l’artista continua a scandagliare nell’esistenza umana, tra relazioni, affetti, nevrosi e l’esperienza del lutto, per disegnare con la consueta profondità ironica la storia di tre figli e un’anziana madre che, per ritrovare la loro attenzione, decide di fingersi morta.