Vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, Triangle of Sadness di Ruben Östlund si annuncia come uno dei titoli più attesi, controversi ed eclatanti della stagione, una satira irresistibile dove ruoli sociali, stereotipi di genere e barriere di classe vanno in frantumi.
Al cinema dal 28 ottobre, il film racconta di una coppia di modelli, Carl e Yaya (Harris Dickinson e Charlbi Dean), che partecipa a una crociera di lusso insieme a un bizzarro gruppo di super ricchi e a un comandante (Woody Harrelson) con il debole per gli alcolici e Karl Marx. Tutto all’inizio sembra piacevole e “instagrammabile”, ma un evento catastrofico trasforma il viaggio in un’avventura in cui ogni gerarchia viene capovolta.Accolto dal pubblico a Cannes con vere e proprie ovazioni in sala durante la proiezione ufficiale, Triangle of Sadnessè il secondo film di Östlund a conquistare la Palma d’Oro.
Se The Square, era ambientato nel mondo dell’arte contemporanea, Triangle of Sadness parte invece da quello della moda. Il titolo si riferisce a un termine usato nel mondo della bellezza. E’ lo stesso regista a rivelare che una volta, durante una festa, un amico si è seduto accanto a un chirurgo plastico e questo, dopo una rapida occhiata alla sua faccia, gli ha detto: “Oh, hai un triangolo della tristezza abbastanza profondo, ma… posso risolverlo con del Botox in quindici minuti!”. Si riferiva alla ruga in mezzo alle sue sopracciglia, quella che in svedese si chiama ‘la ruga dei guai’, perché indica che nella vita hai dovuto affrontare tante battaglie.
Una scelta che svela molto di un’epoca dove l’ ossessione per l’aspetto condiziona ogni situazione sociale:questo genera una specie di ingiustizia universale, ma d’altra parte la bellezza può essere usata anche per innalzarsi socialmente in un mondo basato sulle differenze di classe.
Il film è una satira dei super ricchi, anche se a interessare il regista è il modo in cui tutti reagiamo quando veniamo viziati, quando abbiamo accesso a un privilegio. “Si dice che i ricchi siano persone orribili, ma è riduttivo”, sottolinea Ostuland. ”
The Triangle of Sadness è un viaggio divertente in un periodo in cui la crisi del costo della vita si aggrava e incombe una recessione. Insomma c’è qualcosa di catartico nel guardare le viscere dei ricchi che vengono svuotate per il nostro piacere. Una rivolta assurda, iconoclasta. Ruben Östlund arriva dritto al punto ” sì, i ricchi possono essere simpatici e umani ma i loro privilegi sono sempre fonte di disuguaglianza o distruzione. Non a caso, nel film una dolce vecchia coppia inglese si dimostra la più empatica del gruppo: sono gentili e rispettosi con tutti, ma guarda caso devono la loro ricchezza alla produzione di mine bombe a mano. Ma è un viaggio troppo divertente per preoccuparsene troppo: mentre la crisi del costo della vita si aggrava e incombe una recessione, c’è qualcosa di acutamente catartico nel guardare le viscere dei ricchi che vengono svuotate per il nostro piacere.
Una rivolta assurda, iconoclasta. Il punto di Ruben Östlund può essere schietto ma il suo modo di raccontarlo è sublime.