Arriva al cinema il nuovo film di Cédric Klapisch “La vita è una danza”. Il regista di “L’appartamento spagnolo” e della serie Netflix “Chiami il mio agente!” torna sul grande schermo con una commedia che insegna il valore della rinascita anche di fronte alle sfide più ardue, rivolgendo sempre lo sguardo verso il lato più luminoso della vita e abbracciando nuove opportunità.
C’è Parigi in sottofondo, almeno all’inizio. E c’è la protagonista del film, vale a dire la prima ballerina dell’Opéra di Parigi Marion Barbeau, che interpreta Elise, promettente ballerina di danza classica che vive nella capitale francese insieme al fidanzato.
Fin da piccola la danza è diventata la sua vita, poco tempo dopo che la mamma è andata via. Ma in poco tempo, la vita della ragazza affronta un duplice colpo: prima scopre che il ragazzo la tradisce e poi, durante uno spettacolo, subisce un grave infortunio.
“Se basi la tua professione sul tuo corpo sei obbligata ad avare due vite almeno” le dice il padre ad un certo punto.
Lei di vita ne ha ovviamente solo una e non si arrende. Questi eventi traumatici la porteranno ad intraprendere un cammino verso una guarigione, sia fisica che emotiva, che la condurrà fino in Bretagna, dunque fuori dalle luci della ribalta, ma laddove l’affetto degli amici, le risate, la voglia di recuperare la semplicità dei movimenti e un nuovo amore la metteranno di fronte alla possibilità di una rinascita.
“Quando cambi strada cambiano anche i tuoi sogni” le ricorda la sua più cara amica.
“La vita è una danza” è una (bella) commedia che la sinossi definisce “gioiosa”: ed è proprio la parola più adatta per descrivere il film, che la rivista francese Ouest France ha definito “Uno di quei film che ti fanno stare bene”.
Lo stesso regista evidenzia il lato spensierato della pellicola:
“Non condivido quel lato oscuro e doloroso che spesso associamo al mondo della danza” – ha dichiarato Klapisch – “Per molte persone, infatti, la danza classica è associata all’idea di sofferenza” e, a conferma ci sono tanti film ne hanno esasperato proprio questo lato. Prosegue il regista francese: “C’è ovviamente del vero in questo: i corpi dei ballerini soffrono come quelli dei grandi atleti. Non nego i sacrifici che richiede. Ma ho preferito focalizzarmi più sull’idea della passione che del sacrificio. Non si può essere ballerini senza essere incentrati sulla vita, perché ballare è soprattutto un piacere della vita stessa. La storia del film si basa su un’idea di ricostruzione e rinascita, con il desiderio che ci sia bisogno di andare verso qualcosa di positivo e solare, qualunque siano gli sforzi per raggiungerlo. Potrei dire prevedibilmente che è un film sulla vita, – conclude – un film sul piacere profondo di chi balla e che nutre questo desiderio di elevarsi, di superarsi.”
“Élise ha le caratteristiche tipiche di una ballerina” – spiega la protagonista Marion Barbeau – “È una combattente, una persona fortissima che si è costruita una corazza intorno dopo la morte della madre. Ma il suo infortunio le insegnerà anche a domare le sue debolezze e a convivere con le sue fragilità. Questo è ciò che ho amato di più nella sceneggiatura: il fatto che Élise non si senta mai dispiaciuta per se stessa, nonostante quello che le succede.”
“Goditi tutte le vite che la vita può offrirti” ha detto la madre ad Eloise prima di volare via.
Insomma, un film per tutti quelli ‘inguaribili romantici’ capaci di rivolgere sempre lo sguardo verso il lato più luminoso della vita. E per andare, anzi tornare, al cinema con quella consapevolezza di “staccare” dalla realtà.