Come sta cambiando la percezione dei consumatori nei confronti del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese? Cosa stanno facendo i produttori per conquistare i gusti del pubblico? Quali opportunità e quali prospettive di crescita per questo territorio che ha ancora un grande potenziale da esprimere?
Questi i temi al centro della seconda edizione di “Talk ’n’ Toast – Conversazioni sul Pinot Nero” che martedì 31 maggio ha riunito al Beef Bazaar di Roma 29 produttori dell’Oltrepò Pavese, giornalisti di settore, sommelier e addetti ai lavori, per parlare, con il coordinamento del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, delle diverse espressioni del Pinot Nero, coltivato su queste colline da quasi due secoli, e del futuro di questo territorio che ha ancora tanto da raccontare.
Durante il Talk, condotto da Filippo Bartolotta, da oltre vent’anni comunicatore del vino italiano nel mondo, e da Adua Villa, narratrice digitale, sommelier e giornalista, si è provato a dare una risposta a tutti gli interrogativi attraverso le voci dei produttori che stanno lavorando in sinergia per promuovere l’Oltrepò e il suo Pinot Nero, in Italia e all’estero.
“L’Oltrepò Pavese è il più esteso vigneto di Pinot Nero in Italia, eppure ancora se ne parla troppo poco”, ha esordito Filippo Bartolotta. “E’ l’isola che non c’è. Dall’anno scorso, però, un gruppo di produttori ha deciso di unire le forze per raccontare il loro lavoro, il loro territorio a far conoscere i loro vini: Pinot Nero Metodo Classico (è nato qui il primo mai prodotto in Italia, nel 1865) e Pinot Nero in rosso complessi ed eleganti. È il momento di svelare la strada di questo lembo occidentale di Appennino per esplorare l’isola di Pinot Nero italiana che c’è e attende di esser scoperta”.
Di reputazione e brand identity dell’Oltrepò Pavese ha parlato invece Adua Villa che si è soffermata su quanto la ricerca della parola chiave Pinot Nero sul web sia frequente, ma su quanto poco venga associata al territorio dell’Oltrepò.
“I consumatori che amano questo vitigno, nelle sue espressioni più importanti, sono tanti – ha sottolineato Adua Villa – ma sembrano più restii a scegliere il Pinot Nero dell’Oltrepò. Tuttavia, in questi ultimi anni, le aziende hanno cominciato a lavorare non solo sulla qualità dei vini, ma anche sulla comunicazione per stimolare interesse e rivelare con più decisione il lavoro che stanno portando avanti. Il confronto di oggi dimostra quanto impegno ci sia da parte anche del Consorzio nel riunire tutte le anime produttive dell’Oltrepò per marciare insieme lungo questo percorso di promozione del territorio e del suo vitigno principe”.
Il 75% del vigneto di Pinot Nero italiano si coltiva in Oltrepò. In questo triangolo, incastonato tra Piemonte, Emilia e Liguria, dei 13.000 ettari vitati, 3.000 sono coltivati a Pinot Nero, confermandosi così l’area di maggiore produzione in Europa, dopo Borgogna e Champagne. Il vitigno in questa zona riesce, storicamente, ad esprimere con successo le sue due anime, quella pregiata della vinificazione in rosso e quella della raffinata bollicina Metodo Classico. Alla base di questa varietà e ricchezza di espressioni c’è una felice combinazione di fattori: le caratteristiche uniche del suolo, il clima particolare, ma anche l’intraprendenza delle aziende, per lo più a gestione familiare. Un gruppo di produttori che, con la guida del Consorzio, guarda al futuro e investe in sperimentazione, sostenibilità e ricerca.
E proprio in questa direzione, alcune aziende stanno introducendo nuove linee a base di Pinot Nero, meno impegnative e più giovani e fresche, con l’obiettivo di intercettare una fetta più ampia di consumatori e non solo, dunque, quella nicchia di appassionati che ricerca i grandi Pinot Nero. Uno stile più contemporaneo e democratico che si propone di conquistare il grande pubblico, pur mantenendo altissimi gli standard di qualità, esaltando tutte le caratteristiche del territorio e conferendo ai vini un’impronta sempre più internazionale.
Oltre all’aspetto commerciale, grazie al supporto del Consorzio, i produttori stanno inoltre introducendo tutta una serie di iniziative di comunicazione il cui obiettivo è affermare l’identità del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese raccontando cosa lo rende diverso dagli altri vini.
Altro tema di grande attualità che è stato affrontato durante il talk è quello del cambiamento climatico che, nel caso dell’Oltrepò, potrebbe rappresentare un’opportunità visto che, a differenze di altri territori, sulle colline c’è ancora spazio per impiantare vigneti. Le straordinarie pendenze, che raggiungono anche i 45 gradi, e il clima fresco d’estate e mite d’inverno, creano le condizioni ottimali per coltivare questo vitigno così delicato e per certi versi difficile. Al punto che, secondo alcuni produttori, il futuro del Pinot Nero dell’Oltrepò sarebbe ancora tutto da scrivere.
Soddisfazione per la grande partecipazione all’evento è stata espressa dal Direttore del Consorzio, Carlo Veronese che ha sottolineato l’importanza di promuovere il territorio dell’Oltrepò Pavese attraverso un progetto condiviso, “perché solo se andiamo tutti nella stessa direzione si possono raggiungere traguardi ambiziosi. Il fatto che sempre più aziende stiano sposando questo progetto dimostra che la strada intrapresa è quella giusta”.
L’iniziativa, infatti, fa parte di un ciclo di eventi, dedicato ad operatori e stampa di settore, partito nel 2021. La prima manifestazione che ha dato il via al progetto “Oltrepò – Terra di Pinot Nero, un territorio, un vitigno, due eccellenze”si è svolta a settembre presso la Tenuta Pegazzera di Casteggio, Pavia. Successivamente, a dicembre, si è tenuto a Milano, presso il Ristorante DaDa in Taverna, il primo “Talk ‘n’ Toast – Conversazioni sul Pinot Nero”. Il successo del format ha spinto il Consorzio e le aziende a ripetere l’esperienza anche nella Capitale. Dal primo evento ad oggi, i produttori che aderiscono al progetto sono passati da 20 a 29, a conferma del desiderio crescente di fare squadra per promuovere e raccontare il territorio con una voce unica