Il titolo originale di There Is No Evil di Mohammad Rasoulof è Sheytân vojūd nadârad , che significa “Satana non esiste”. Un titolo che sostiene come siano le scelte degli individui a creare il male del mondo-
Il film di Rasoulof, composto da quattro racconti morali della durata di due ore e mezza, ha vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2020. Rasoulof non ha potuto ritirare il premio. Come il suo connazionale Jafar Panâhi, anche Rasoulof è agli arresti domiciliari in uno Stato, l’Iran, che prevede ancora la pena di morte.
Entrambi i registi continuano in clandestinità a girare film in formato digitale e a mandarli ai festival. Rasoulof è stato addirittura giudice al Festival di Berlino 2021, da casa sua, in un paese che è diventata la sua prigione. Come in molti film iraniani, anche ne “Il male non esiste”, il ritmo della narrazione deriva da un’osservazione costante, senza fretta, con la telecamera che lascia ai personaggi il tempo di vivere il momento. Camminano, stanno in piedi, pensano, guidano, si guardano intorno, infilano un sacchetto in testa a qualcuno, fumano una sigaretta.
Girato segretamente in widescreen, la prima storia si concentra su un funzionario della classe media, di mezza età di nome Heshmat (Ehsan Mirhosseini) con una vita regolare. Dopo il lavoro va a prendere sua moglie, Razieh (Shaghayegh Shourian) al lavoro. Discutono su questo e quello, come una coppia sposata dia tanto tempo. Li seguiamo mentre fanno la spesa e altre commissioni. Gran parte di questo segmento mostra l’autista, con o senza la moglie, alla guida della sua auto. Un uomo all’apparenza accomodante che svolge un lavoro misterioso.
Nelle storie, i personaggi tentano di sottrarsi ad un destino che li vuole parte della costruzione di una società ingiusta. Quattro storie ambientate in un luogo diverso: strade cittadine, mura di prigioni, foreste lussureggianti, colline aride-
Nel film, al cinema dal 3 marzo, l‘ineluttabilità del male si manifesta in diverse forme e conflitti, dalla tranquilla routine alla disperazione striata di sudore. In ognuna delle storie assistiamo ad abusi e soprusi, le cui conseguenze durano una vita e si diffondono in lungo e in largo in tutta la società iraniana, e oltre.