Il toccante film di François Ozon E’ andato tutto bene inizia subito dopo che l’85enne André (André Dussollier) ha avuto un ictus e le sue figlie, Emmanuèle (Sophie Marceau) e Pascale (Géraldine Pailhas) si precipitano al suo capezzale, sconvolte dal trovarlo semiparalizzato. Le cose prendono una piega inaspettata quando André chiede improvvisamente a Emmanuele di aiutarlo a porre fine alla sua vita per pura disperazione e per sfuggire ad un futuro apparentemente senza speranza. La storia di Ozon racconta il travaglio interiore di chi ha scelto di morire alle proprie condizioni e l’impatto che una decisione libera e consapevole ha sulla famiglia.
Il pensiero di perdere una persona cara può non solo essere straziante, ma animato anche da risentimento e senso di colpa. Marceau offre tutte queste emozioni in una performance discreta e convincente nei panni di Emmanuéle. Attraverso le sue espressioni sottili scorgiamo un ribollire di emozioni trattenute sotto la superficie dal suo dovere di figlia. Assistiamo alla sua forza di fronte a una decisione impossibile, concedendosi anche momenti in cui crolla.
Si entra in empatia con Emmanuele e Pascale così come con il loro padre e comprendiamo non solo il dolore e il tradimento che i membri della famiglia di André provano a causa della sua decisione, ma anche la disperazione che si vive quando si perde completamente se stessi e la propria autonomia .
Tutto è andato bene, nei cinema dal 13 gennaio, ci dà la possibilità di assistere agli ultimi mesi di vita di un uomo e di seguire le sue amorevoli figlie che decidono di rimanere al fianco del genitore nonostante il peso schiacciante della sua richiesta. Ozon dipinge un ritratto molto crudo sul tema dell’eutanasia, raccontando luci e ombre insieme, con onestà imparziale, e ponendo il problema – reale – del fine vita.