Diretto dal grande fotografo e regista Bruce Weber (candidato all’Oscar per Let’s Get Lost), The Treasure of His Youth (Paolo Di Paolo: un tesoro di gioventù) esplora la vita del fotogiornalista autodidatta Paolo Di Paolo (Larino, 1925), ripercorrendo la sua ascesa dal paese natale, in Molise, attraverso la sua breve ma intensa carriera a Roma, collaborando dal 1954 al 1968 con pubblicazioni culturali come Il Mondo e rotocalchi di grande diffusione come Tempo.
Le sue fotografie – che abbracciano il mondo dell’arte, della cultura, della moda, del cinema e della vita quotidiana – dipingono con intimità e realismo l’Italia che riemerge dalla distruzione e dalla povertà della guerra. Con la sua Leica in mano, Di Paolo divenne il fotografo più fidato dell’élite culturale agli albori della dolce vita.
La carriera di Paolo Di Paolo si fermò con la chiusura de Il Mondo e l’avvento del giornalismo degli scandali e dei paparazzi, che lui rifiutò completamente. “Ho smesso di fotografare per amore della fotografia”. Sposò la sua giovane segretaria e si ritirò in campagna dove dedicò il resto della sua vita alle attività intellettuali e alle passioni personali. Divenne lo storico ufficiale dei Carabinieri, ebbe due figli e iniziò a collezionare e restaurare auto antiche – una vita tranquilla, nell’ombra.
La carriera di Paolo Di Paolo si fermò con la chiusura de Il Mondo e l’avvento del giornalismo degli scandali e dei paparazzi, che lui rifiutò completamente. “Ho smesso di fotografare per amore della fotografia”. Sposò la sua giovane segretaria e si ritirò in campagna dove dedicò il resto della sua vita alle attività intellettuali e alle passioni personali. Divenne lo storico ufficiale dei Carabinieri, ebbe due figli e iniziò a collezionare e restaurare auto antiche – una vita tranquilla, nell’ombra.
La decisione di Di Paolo di lasciarsi la vita fotografica alle spalle fu definitiva: non parlò mai nemmeno con i suoi figli di quegli anni in cui fotografò Pier Paolo Pasolini (con cui collaborò strettamente), Luchino Visconti, Anna Magnani, Elizabeth Taylor, Grace Kelly, Marcello Mastroianni, Rudolf Nureyev, Sophia Loren, Ezra Pound, Giorgio De Chirico, Tennessee Williams…
Vent’anni fa, l’archivio di Paolo Di Paolo è stato casualmente riscoperto da sua figlia Silvia, cambiando la loro vita per sempre. Lei ha gradualmente assunto il ruolo di archivista e sua agente ricostruendo il lavoro del padre e dandogli il posto che gli spetta nella storia. Nel 2019, i suoi sforzi sono culminati nell’apertura della prima mostra della carriera di Paolo Di Paolo al Museo Maxxi di Roma – intitolata Il Mondo Perduto – e nella pubblicazione della sua prima monografia.
Ma il mistero della storia di Paolo Di Paolo rimane: perché un uomo dovrebbe voltare le spalle così radicalmente a quella vita glamour, per bandirla così drasticamente? Cosa potrebbe motivare un artista a cancellare ogni traccia della sua precedente identità? Con questa domanda come fulcro, il film esplora il viaggio di auto-invenzione, perdita e redenzione di Di Paolo. È una storia di glamour e intrighi, piena di luminari, attrici e aristocratici. È una storia di famiglia, che si riconcilia con un patriarca e il suo passato inesplorato. È una storia sul potere di guarigione dell’arte – la ricostruzione di un uomo, della sua eredità e della sua connessione al mondo. Ed è una storia di ispirazione, come il famoso fotografo e regista Bruce Weber si imbatte in una fotografia di Pasolini in una piccola galleria di Roma ed è così colpito dalla sua bellezza che cerca l’inafferrabile fotografo che l’ha scattata, mettendo in moto questa storia straordinaria.
Le fotografie di Paolo hanno toccato la mia anima – sono come versi dell’età d’oro della poesia romana, o un’aria cantata da Franco Corelli. Sono entusiasta di vederlo unirsi alla schiera dei fotografi famosi del suo tempo, come Cartier-Bresson in Francia o Cecil Beaton in Inghilterra. (Bruce Weber)