Dee Dee Bridgewater ha infiammato la Casa del Jazz con un progetto originale insieme a una line up di musicisti tutta italiana. Uno spettacolo “Memphys… Yes, I’m Ready” prodotto da Tema Music e Fondazione Musica per Roma. “per regalarci un’altra perla di blues, r’n’b e soul che trae origine dal ritorno nella natìa Memphys, sulle tracce della più ricercata ed elegante tradizione della musica nera. Tredici reinterpretazioni di classici brani dei maestri afroamericani che ci consegnano una Dee Dee semi inedita: spogliata dei virtuosismi del jazz e del be-bop, l’iconica voce della star americana arriva più diretta, profonda, intima, portatrice di un carico di sensazioni.
Prima di iniziare il concerto ha ricordato al pubblico il suo amore per l’Italia: “Ho molti fan, molti amici e, quando sono in tour in Europa, è il paese che aspetto di più“. La cantante che ha raggiunto nella sua lunga carriera livelli altissimi con coraggiose rivisitazioni dei classici del jazz gettando ponti tra diversi generi musicali (jazz, blues, soul, musical, pop). Una delle sue canzoni più famose è Till The Next Somewhere (Precious Thing 1989), cantata insieme a Ray Charles. Il blues e la musica soul endemica della città di Memphis hanno lasciato impressioni indelebili su Bridgewater, così come altre pietre miliari culturali, per aprirsi a nuove contaminazioni e reinterpretare composizioni di grandi pianisti da Chic Corea a Horace Silver, Monk , Herbie Hancock.
Sul palco della Casa del Jazz, la regina indiscussa del Jazz ha rivelato di non conoscere personalmente i musicisti che l’accompagano. Claudio Filippini al pianoforte, Mirco Rubegni alla tromba, Michele Polga ai sassofoni, Rosa Brunello al contrabbasso ed Evita Polidoro alla batteria.”Ho ascoltato i loro lavori e ci siamo sentiti per altre vie. Mi sono stati consigliati dal mio agente italiano. Sono felicissima del fatto che sia un quintetto democratico e anche egualitario, visto che ci sono anche due musiciste all’interno del quintetto”.
Insomma, la conferma di una grande interprete che da sempre spazia nei vasti repertori della Great Black Music