“Il primo lockdown è stato un evento eccezionale come dopo il crollo delle Torri Gemelle. Tutti confinati nelle proprie case. Una condizione universale ma anche personale che abbiamo condiviso con il Mondo”. A parlare è il regista Roan Johnsonn a proposito del suo nuovo film “State a casa”, prodotto da Palomar e Vision Distribution, che lo distribuisce in sala dal 1 luglio. “Una dark comedy ambientata in un appartamento romano. Il virus di cui si parla ne film non è il Covid ma il lato peggiore dell’essere umano”. “Il virus è stata la scusa per parlare dell’umanità. Non credo che la pandemia ci abbia reso più buoni. Quindi mi sono chiesto cosa accadrebbe se i nostri istinti peggiori prevalessero sulla voglia di darsi una mano per sopravvivere?”, ha raccontato il regista di Piuma e I delitti del Barlume.
E’ quello che accade a quattro ragazzi under 30, Paolo (Dario Aita), Benedetta (Giordana Faggiano), Nicola (Lorenzo Frediani) e Sabra (Martina Sammarco), che si ritrovano obbligati a condividere un appartamento romano. La situazione esplode quanfo il padrone di casa Spatola (Tommaso Ragno), mafioso e molestatore, fa intendere a Benedetta di poter pagare “in natura”. Dunque lei e Nicola decidono incastrarlo con un video, così Benedetta e suoi amici organizzano la trappola per filmarlo mentre le chiede prestazioni, ma le cose non vanno secondo i piani e Spatola muore. Le conseguenze sconvolgeranno i loro sogni e speranze, paure e amori. E mentre in casa si aggira un serpente giallo che a un certo punto diventa introvabile. “Se c’è un contagio di cui dobbiamo avere davvero paura è quello dei lati puù meschini della nostra natura”, ha aggiunto Johnson.
Per noi è stato un film catartico per esorcizzare dove stavamo andando e ridere della quarantena passata”, ha concluso Johnson.