“Gelsomina Verde” , opera prima di Massimiliano Pacifico, ha debuttato il 29 aprile sulla piattaforma 1895 creata da una rete di cinema d’essai. Prodotta da Lama Film, Bartleby Film con Rai Cinema, è un ibrido tra documenario e finzione. Questo film – dice Gianluca Arcopinto, produttore – è un atto dovuto, da quando nel 2014 con Francesco Verde, fratello di Gelsomina, e con alcune associazioni dell’area nord di Napoli, tra cui il Comitato Vele di Scampia e Insurgencia, abbiamo deciso di far nascere il Collettivo Mina, che si chiama così proprio in onore di Gelsomina Verde.
A Polverigi, sede di un importante festival di teatro e luogo in cui una vecchia villa è stata adibita a foresteria per ospitare compagnie e artisti da tutto il mondo, è il giorno in cui inizia ufficialmente un progetto teatrale sulla morte di Gelsomina Verde, fortemente voluto dal regista Davide Iodice. Grazie al meticoloso lavoro degli attori, tra cui lo stesso regista, insieme a Margherita Laterza, Francesco Verde, Giuseppe D’Ambrosio, Francesco Lattarulo, Maddalena Stornaiuolo, Pietro Casella, lo spettatore imparerà a conoscere chi era veramente Gelsomina Verde, anzi Mina come veniva chiamata nel quartiere, la ragazza di ventidue anni che lavorava in pelletteria e che aiutava i bambini del suo quartiere a studiare. A novembre del 2004, nel pieno della faida di Scampia, la camorra sequestra, tortura e ammazza la ragazza per poi dare fuoco al suo corpo. Il suo unico torto era stato quello di aver frequentato per qualche mese Gennaro Notturno, che nella complicata geografia della camorra di allora ad un certo punto aveva deciso di passare dalla parte sbagliata. Per questo costretto a nascondersi. Mina per i suoi assassini doveva sapere dove.
Tra immagini di repertorio, teatro ed interviste, Gelsomina Verde vuole far riflettere e ragionare su una vicenda molto complessa e contradditoria. “Un grande lavoro di sperimentazione – dice Iodice – dove abbiamo cercato di scardinare il linguaggio oleografico criminale attraverso l’uso della metafora”. Mentre Pacifico precisa di aver lasciato ampi margini all’improvvisazione degli attori che gradualmente si sono confrontati e scontrati con gli stati emotivi dei rispettivi personaggi per restutuire la verità del racconto.
“Il film non vuole solo parlare della sua morte– aggiunge infine il Francesco Verde, fratello di Gelsomina – ma abbattere quei pregiudizi che hanno massacrato la mia famiglia in tutti questi lunghi 16 anni e restituire dignità a mia sorella come un’innocente vittima di mafia”.