È piuttosto sorprendente che lo spietato scrittore satirico di Veep, La morte di Stalin e In the Loop, abbia realizzato un film così gioioso, fantasioso e ironico. Non sempre associamo Dickens all’umorismo, ma dovremmo: il tipo era un ragazzo divertente. Se i vari adattamenti del capolavoro della letteratura britannica, erano calati nell’atmosfera tipicamente austera dell’era vittoriana, con “La Vita Straordinaria di David Copperfield”, il regista scozzese di origini italiane, Armando Iannucci cambia prospettiva e porta alla luce il lato comico della vicenda, quasi ai limiti dello slapstick. Il tutto però non trascurando i momenti drammatici della storia.
Il film, al cinema dal 16 ottobre 2020 distribuito da Lucky Red in associazione con 3 Marys, segue alla lettera il romanzo, dividendolo negli stessi capitoli con i quali venne pubblicato a puntate sui giornali britannici. David (Dev Patel) è un ragazzo benestante, nato in un cottage di campagna dalla vedova di David Copperfiel Senior. Cresciuto con la giovane madre e la buona governante Peggotty nella campagna inglese, David (Dave Patel) viene spedito a Londra dal patrigno (Darren Boyd) e della zia acquisita (Gwendoline Christie) per lavorare in una fabbrica, dove conoscerà povertà estrema e privazioni di ogni tipo.
Copperfield, al pari di Dickens, porta sempre con sé frammenti di carta dove annota citazioni, pensieri e caratteristiche delle persone che incontra lungo la strada. Tra questi ritroviamo il signor Micawber, Peter Capaldi, che passa gran parte della sua giornata a schivare i creditori. C’è anche lo zio Dick, interpretato da uno stralunato Hugh Laurie, convinto di conservare i pensieri di Carlo I Stuart al momento della sua decapitazione. E infine, Betsy Trotwood di Tilda Swinton, eccentrica prozia di David, ossessionata che gli asini le calpestino il prato.
Quanto a Patel, è un meraviglioso Copperfield: robusto, gentile, carismatico e pieno di curiosità e meraviglia infantile anche nell’età adulta (e, naturalmente, con bei capelli). “Non avevi niente, poi sei diventato ricco, ora non hai più niente”, dice Peggotty a Copperfield ad un certo punto del film. “Quindi è giusto che tu abbia di nuovo qualcosa”. E’ questo confortante ottimismo che permea l’intero film. Copperfield attraversa delle difficoltà (di nuovo, è Dickens) ma non dubitiamo mai che la sua storia personale avrà un lieto fine.