Dopo 11 anni un festival di Venezia si riapre con un film italiano, L’ultima volta era toccato a Baaria di Giuseppe Tornatore l’onere di inaugurare la kermesse lagunare. Il film sarà nelle sale dal 1. ottobre.
Lacci, diretto da Daniele Luchetti (La nostra vita, Mio fratello è figlio unico, Il portaborse) è interpretato da Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda Caridi ed è naturalmente Fuori Concorso.
Napoli, primi anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli innamorati e quella dei disamorati,
I lacci sono naturalmente i legami, i cappi al collo che consapevolmente o no, testardamente, ci si autoinfligge durante la vita tout court.
“Questi sono personaggi che sentiamo forti e che ci riguardano perchè si sovrappongono anche alle nostre vite private, non avevo letto il libro ma poi l’ho fatto – dice Lo Cascio – e devo dire che mi è molto piaciuto. In 120 pagine racconta decenni, tratta molti nodi in pochi passaggi, per cui il lavoro di sceneggiatura è stato grandioso”.
“Le storie di separazione ci riguardano tutti – aggiunge Daniele Lucchetti – perchè ne siamo protagonisti o perchè le abbiamo subite e quindi ho voluto farne un film perchè parla anche di me. In più in questo film ci sono molte cose che non diciamo, ci sono scatti temporali avanti e indietro e lasciamo che lo spettatore si faccia le sue idee”.
La cosa più acuta la dice Laura Morante, che ha ben chiaro che l’amore non può avere una sola forma.
“Sono molto lontana personalmente dalle posizioni di Vanda – afferma – credo che un affetto possa vivere in eterno se si accetta di cambiarne la forma, se ci si aggrappa disperatamente ad una sola modalità inevitabilmente muore. Bisogna accogliere le forme diverse di sentimento, se no quell’amore che non procede diventa un simulacro, una sclerosi, una battaglia persa in cui tutti sono sconfitti”.
“Negli ultimi tempi abbiamo avuto paura che il cinema potesse estinguersi – ha dichiarato Daniele Luchetti – E invece durante la quarantena ci ha dato conforto, come una luce accesa in una caverna. Oggi abbiamo una consapevolezza in più: i film, le serie, i romanzi, sono indispensabili nelle nostre vite. Lunga vita ai festival, dunque, che permettono di celebrare tutti assieme il senso vero del nostro lavoro. Se qualcuno ha pensato che potesse essere inutile, ora sa che serve a tutti. Con Lacci sono onorato di aprire le danze del primo grande festival di un tempo imprevisto”.
“Da 11 anni, la Mostra del Cinema non veniva aperta da un film italiano – ha dichiarato Alberto Barbera – La felice opportunità è offerta dal bellissimo film di Daniele Luchetti, anatomia della difficile coesistenza di una coppia, alle prese con tradimenti, ricatti emotivi, sofferenze e sensi di colpa, non senza un piccolo giallo che viene svelato solo nel finale. Sostenuto da un cast eccezionale, il film è anche il segno del felice momento che sta attraversando il nostro cinema, in continuità con la tendenza positiva delle ultime stagioni che la qualità dei film invitati a Venezia quest’anno non potrà che confermare”.
Il film ricorda un po’ “Marriage Story” visto lo scorso anno proprio qui al Festival e naturalmente tutti quei film che parlano di separazioni. Niente di nuovo sotto al sole in effetti, qualche buona idea di regia, ma certamente un’occasione in più per ricordare che se non si è felici e se non si fanno scelte col cuore il destino è scritto ed è una lunga ed inevitabile discesa all’apatia, alla sopportazione, alla tremenda infelicità che è già la morte in vita.