L’Amore a Domicilio funziona. Sembra proprio il frutto di una voglia di raccontare con il cinema, avendo qualcosa da raccontare, a differenza di tanto opere prime o seconde fatte per assecondare la propria convinzione di essere un regista. Emiliano Corapi trova personaggi e situazioni poco convenzionali o almeno in grado di incastrarsi in modo convincente nella quotidianità di un quartiere romano e nella normalità di famiglie della piccola borghesia.
Il film racconta di Renato (Simone Liberati) che, malgrado sia tranquillo nella sua vita semplice e onesta, sente limitate le sue possibilità, soprattutto da se stesso e dalla paura di doversi preoccupare e affrontare la delusione. L’incontro con Anna (Miriam Leone), una ragazza agli arresti domiciliari per rapina, si rivela invece una fucina di preoccupazioni. Ma l’ansia di dover perdere una ragazza eccezionale come Anna e tutto ciò che le ruota attorno, è superata dall’amore e dalla voglia di rischiare la sofferenza per lei.
La fortuna del film è che non rimane su questa linea narrativa ma riesce a complicare le carte con la prospettiva di una rapina e altri numerosi incastri che fanno pensare a una messa in scena per raggiare Renato con una truffa in stile David Mamet. Miriam Leone è misurata e precisa nei panni del sogno impossibile ma totalmente reale che si prospetta davanti agli occhi di Simone Liberati, bravo ragazzo al punto giusto e capace di trasmettere insicurezza e dubbi allo spettatore. Anche gli interpreti secondari si muovono bene: Anna Ferruzzo è la volubile madre di Anna, e poi Fabrizio Rongione, Antonio Milo e Renato Marchetti.
Presentato lo scorso anno al Bif&st, arriva su Prime Video, dopo una serie di Festival e premi che ne hanno confermato la validità.