“Bella da morire sfugge alla tradizionale classificazione per generi e che tratta il complesso rapporto uomo/donna attraverso il crime ed il family, raccontando una galleria di personaggi insolitamente densi”. Il regista Andrea Molaioli, che con il bel film La ragazza del lago, il suo esordio cinematografico aveva vinto ben 10 David di Donatello, ha confezionato per Rai 1 una serie sul tema contemporaneo degli omicidi che si consumano tra le mura domestiche per mano di mariti, fidanzati ed ex.
Al centro della storia c’è Eva, una poliziotta esperta suo malgrado di casi di femminicidio. Una donna spigolosa, intransigente. Eva Cantini (Cristiana Capotondi), ispettrice di polizia ferrea, spigolosa, con un passato ancora da elaborare. Si è appena trasferita lontano dalla sua città per stare accanto alla sorella Rachele (Benedetta Cimatti), una trentenne sempre in crisi d’amore, e a suo nipote Matteo. Eva è sola, si rifugia in Tinder per i suoi appuntamenti e fughe dal lavoro. Quando Claudio Scuderi (Paolo Sassanelli) si presenta per denunciare la scomparsa della figlia Gioia, aspirante showgirl, Eva sembra essere l’unica a intuire che non si tratta di una semplice sparizione. Eva si occupa esclusivamente di donne scomparse e sa, per esperienza, che non scappano mai volontariamente. E quindi lotta, fa le cose a modo suo, non demorde finché il Procuratore Capo Giuditta Doria (Lucrezia Lante della Rovere) le consente di avviare un’indagine. Gioia diventerà la sua ossessione, come altre prima di lei, ed Eva si metterà sulle sue tracce lavorando senza sosta, affiancata da Marco Corvi (Matteo Martari), suo collega e vecchia conoscenza, che cercherà di tenere il suo passo.
“Non siamo in un racconto con i buoni e i cattivi”, precisa Molaioli.”Ci troviamo davanti a personaggi che si portano dietro fragilità, insicurezze, la difficoltà di riuscire a stare insieme o a stare da soli. E la loro sfida è accettarle ed affrontarle. Condividerle e non avere paura dei fallimenti”.
Bella da morire, che sarà trasmessa per quattro domeniche di fila, è una storia di donne forti, emancipate, appassionate del loro lavoro che cercheranno, insieme, di scoprire la verità e fare giustizia per Gioia e le altre donne a cui è stata tolta la voce e, talvolta, la vita
Al centro della nostra serie c’è il femminicidio, frutto di una cultura che vede all’apice la figura dell’uomo padrone, che deve sottomettere la donna ad uno stato di subalternità, con schiaffi, percosse, violenze psicologiche fino alla sua uccisione. Non solo. Il regista indaga anche la complessità delle relazioni familiari, intricati rapporti tra i singoli personaggi e i rispettivi background culturali e sociali). Rapporti tra sorelle, tra genitori e figli, tra amanti, dove la superficie nasconde una complessità che si svela poco a poco, dove si può nascondere la violenza, ma in cui imprevedibilmente nasce anche la possibilità di un cambiamento.