Messo in scena da Ferdinando Ceriani, lo spettacolo è una rielaborazione drammaturgica di Pino Tierno del libro L’Arte del Teatro che la grande attrice, Sarah Bernhardt, scrisse – “per divertirmi ma anche per rendermi utile” – alla fine della sua lunga vita artistica.
Un palcoscenico vuoto. Una giovane allieva – Marie – che si affaccia da una quinta e che cerca, smarrita, la “signora” che l’ha convocata per un provino. La “signora” è seduta in platea, tra il pubblico, e non è altri che la grande Sarah Bernhardt. Così inizia SARAH Bernhardt, uno spettacolo che vede il pubblico coinvolto in prima persona, talvolta come giudice, talvolta come interprete, nel tortuoso percorso che Marie dovrà esplorare per convincere la sua guida severa di essere pronta per diventare un’attrice.
Per la Lezione di Sarah, è Galatea Ranzi ad interpretare il ruolo dell’attricem mentre Martina Galletta quello della giovane Marie Dubois, danno vita a una vera e propria lezione di teatro, ricca di aneddoti e di sorprese, divertenti ed emozionanti che svelano allo spettatore il lato più nascosto del mestiere dell’attore: la strenua ricerca di quella particolare scintilla creativa e artigianale da cui nasce il Teatro; una scintilla però fragile, sempre fuggevole perché minacciata da una modernità ostile, invadente quanto sono i rumori improvvisi e inquietanti che provengono dall’esterno come se tutt’intorno il mondo si stesse irrimediabilmente sfaldando.
Me è anche per rispondere a questo senso di precarietà che le due attrici cercano proprio nel Teatro – ultima agorà civile – la loro ragione di esistere, di emozionarsi, di sentirsi vive.