La Fiera di Roma apre le porte al Mercato Mediterraneo, il salone dell’agroalimentare mediterraneo che si terrà dal 9 al 12 novembre con un fitto programma di lavori per propmuovere e valorizzare cibi, produzioni, tradizioni e culture della civiltà mediterranea in un’ottica di sviluppo economico e di dialogo
A parlare di cibi, culture e mescolanze, ma anche saperi, idee ed esperienze per raccontare l’immenso patrimonio agroalimentare e la millenaria civiltà del mediterraneo saranno aziende, buyer nazionali e internazionali, rappresentanti istituzionali, studiosi ed esperti di livello mondiale per accendere i riflettori sulle produzioni dei Paesi che si affacciano su questo grande bacino che oggi conta 450 milioni di abitanti e rappresenta un mercato strategico e di crescente centralità.
Dall’olio extravergine d’oliva al vino, dalla pasta ai grani antichi, dal caffè ai superfood alle verdure conservate, saranno numerosi i prodotti del Med al centro del salone che, attraverso un fitto programma di incontri, approfondirà le sfide future del settore ittico e della filiera dell’olio EVO, i nuovi sviluppi commerciali che legano Cina e Mediterraneo, i progetti europei per la crescita agricola di questa area, i temi della sostenibilità in agricoltura e non solo, le infrastrutture e le vie di collegamento intese anche come driver di turismo oltre che di connessione.
Narratori’ d’eccezione, relatori dal calibro internazionale come Paolo De Castro, Primo Vice Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo; Alexandra Devarrenne, fondatrice dell’associazione Calathena e di Olive Oil Alliance in California – Yale University; Kyriakides Tassos e Vasilis Vasiliou dell’Università di Yale, Educational Department; Emanuele Dughera, di Slow Food International; Michele Bungaro, capo comunicazione Consiglio Olivicolo Internazionale.
“Mercato Mediterraneo – spiega l’amministratore unico e direttore generale di Fiera Roma, Pietro Piccinetti – risponde in pieno alla vocazione di salone professionale dal respiro internazionale, grazie al coinvolgimento attivo di aziende del settore, buyer selezionati, associazioni, consorzi, enti pubblici e privati, università e organismi di ricerca. Ma è, allo stesso tempo, un appuntamento cruciale per tutti i portatori d’interesse perché in grado di offrire in soli quattro giorni un quadro d’insieme esaustivo sulle produzioni e le opportunità del Mediterraneo, ponendo l’accento sulle occasioni di business legate al comparto agroalimentare che, per l’Italia, e il Lazio in particolare, rappresenta un asset produttivo importante per il territorio”.
Il concept di Mercato Mediterraneo sarà quindi AgroFoodMed che sarà sviluppato attraverso 6 cluster: OlioMed e Polifenolica, dedicati al prodotto chiave del paradigma della dieta mediterranea e ai suoi effetti benefici per la salute; VerdeMare, sulle produzioni ittiche sostenibili; Kaffeina, area destinata alla bevanda più amata al mondo, dove si alterneranno i racconti delle torrefazioni artigianali, compreso quello dello storico Caffè Florian (la prima caffetteria in Italia), e gli incontri con i “caffettieri” del Med,
on un occhio attento alle produzioni dei cosiddetti “super food”, quali ad esempio cioccolato, peperoncino e avocado; Organic, che stimolerà i consumatori sulla conoscenza dell’origine delle materie prime biologiche e sui metodi per ottenere cibi salutari; Fuori Casa, che prevede anche l’organizzazione del seminario “Il Cibo del Mare” con la partecipazione di oltre 150 cuochi di APCI – Associazione Professionale Cuochi Italiani, presenti a Roma per il Congresso Annuale “Les Toques Blanches d’Honneur”, nel quale riceveranno un’onorificenza alla carriera.
“Accanto all’aspetto puramente espositivo, proporremo – sottolinea la curatrice culturale di Mercato Mediterraneo, Francesca Rocchi – una serie di incontri e dibattiti sui temi caldi del Med, coinvolgendo i principali stakeholder e alcuni dei più importanti esperti a livello mondiale per fare il punto sui settori trainanti, quali ad esempio l’agricoltura e la pesca del futuro, ma anche sul valore delle tradizioni, del cibo, di chi lo produce e di chi lo consuma”.