Ozon ha sempre potuto contare su un pubblico che lo segue da anni, sia per il contenuto trasgressivo dei suoi film sia per la sua encomiabile riluttanza a issare la sua bandiera su uno specifico genere cinematografico. Il suo ultimo lavoro, Grazie a Dio, nelle sale il 17 ottobre, distribuito da Academy Two, dopo aver vinto l’Orso d’argento all’ultimo Festival di Berlino, il regista realizza il suo primo film senza fronzoli.
Ozon racconta lo scandalo che ha travolto la Chiesa Cattolica in Francia nel 2017: quello degli abusi sessuali su minori da parte di Padre Bernard Preynat. Il regista si concentra su tre casi. Iniziamo con Alexandre, un banchiere che vive a Lione con moglie e figli. Sembra avere una vita perfetta ma il suo trauma è profondo. Un giorno, per caso, scopre che il prete dal quale era stato molestato da piccolo lavora ancora a contatto con i bambini. Decide così di agire, supportato da altre due vittime del parroco, François e Emmanuel.
Il film di Ozon già definito un “caso Spotlight francese in cui a vincere è la verità, si rivela una manifestazione di solidarietà nei confronti di un gruppo di uomini che sono stati traditi e ignorati da un’istituzione che ha giurato di proteggere gli indifesi. Non a caso il titolo prende spunto da “Grazie a Dio i fatti sono caduti in prescrizione”, una frase pronunciata dal cardinale di Lione, Philippe Barbarin, in occasione della conferenza stampa in cui fu chiamato a rendere conto pubblicamente delle accuse di pedofilia rivolte a Monsignor Preynat.
“La Chiesa ha tentato in tutti i modi di evitare l’uscita del film, rivela Ozon, “ma il clamore ha finito per farci tanta pubblicità e le sale si sono riempite”. Il regista tiene a precisare che non è un film sul cattolicesimo o sulla pedofilia:”La mia intenzione era quella di mostrare in scena la fragilità maschile. Ho fatto spesso film con protagoniste donne, donne forti. Qui volevo volgere l’attenzione su uomini che sono visibilmente sofferenti. Tutto è cominciato quando mi sono imbattuto nel sito creato dalle vittime “La Parole Libérée”, ho letto le loro storie, gli scambi di lettere e ho deciso che avevo trovato la mia storia”.
Il reigsta dichiara che la prima idea era di farne un documentario: “Ma poi parlandone con le vittime, ho capito che erano interessati al tipo di approccio che seguisse la strada de Il caso Spotlight perché a suo modo era riuscito a smuovere la situazione nella diocesi di Boston. Ma se quello è un film che ha al centro l’inchiesta e i giornalisti, la mia priorità è stata raccontare le storie personali di uomini, che sono stati molestati quando erano bambini”l mio è incentrato sulle vittime e sulle loro emozioni».
Il film è ambientato a Lione, nel sud della Francia. “Una scelta dettata da una serie di motivi. Prima di tutto i fatti che narro sono scolpiti nell’immaginario collettivo degli abitanti e poi le vittime potano ancora i segni visibili di un grande dolore. La città francese ha inoltre una tradizione molto conservatrice della Chiesa. Ma la mia intenzione non è esprimere una condanna nei confronti di una istituzione ma esplorare le contraddizione e le debolezze di una istituzione che ancora considera la pedofilia un peccato al pari dell’omosessualità o dell’aborto”.
Può Grazie a Dio aiutare ad invertire la rotta? Per decenni i vescovi che coprivano gli abusi sessuali dei loro preti sui bambini venivano valutati positivamente e perciò promossi perchè erano riusciti a tenere lo scandalo sotto silenzio. “Oggi le cose in Francia stanno cambiando, conclude Ozon, eppure continuo a rimanere disorientato dal fatto che ogni accusa è stata dimostrata, ma a queste non sono seguite le azioni, rendendo l’ingiustizia ancora più grave“.