Sono passati nove anni dall’ultima volta che abbiamo visto Woody sul grande schermo in Toy Story e più di un quarto di secolo dalla sua prima apparizione. La tecnologia è cambiata ma Woody, il cowboy dotato di una cordicella che gli permette di pronunciare frasi indimenticabili, è rimasto lo stesso. Invece Andy, il bambino a cui era stato regalato tanti anni prima, è cresciuto ed è partito per il college. Anche per un giocattolo che è stato con un solo bambino per anni, i cambiamenti possono essere problematici.
Mi sono avvicinata a Toy Story 4 con trepidazione, incerta se avrebbe aggiunto elementi per lo meno incredibili ad una trilogia quasi perfetta. Erano in molti infatti a pensare che la saga dei giocattoli animati che ha cambiato la storia del cinema, si sarebbe conclusa con Toy Story 3 – La Grande Fuga”. Ma, come accade nella vita di tutti i giorni, ogni fine è in realtà un nuovo inizio. In Toy Story 4, del regista Josh Cooley, Woody viene affidato alla timida Bonnie, una giovanissima amica di famiglia.La vita di Woody in una nuova cameretta con nuovi giocattoli e un nuovo bambino è qualcosa che gli ideatori della saga hanno pensato che valesse la pena di essere raccontata.
Il quarto capitolo della saga si concentra sulla tragedia di diventare adulti. “Credo che Woody sia un personaggio davvero universale e interessante perché rappresenta un uomo comune”, afferma Andrew Stanton. Woody ora vive nella cameretta di Bonnie che gioca in modo diverso rispetto a Andy e possiede altri giocattoli che la conoscono meglio. Ed è qui che entra in scena Forky, che in realtà non è assolutamente un giocattolo. Nonostante gli occhi adesivi, le braccia fatte di scovolini e la bocca di cera rossa, Forky è in realtà un cucchiaio-forchetta che recuperato dal cestino spazzatura viene trasformato in un’opera d’arte per un progetto scolastico. Sono spazzatura”, ripete continuamente Forky, che nella versione italiana è doppiata da Luca Laurenti e in quella originale da Tony Hale. Cerca di suicidarsi buttandosi ripetutamente nella spazzatura, la dimensione a cui sente di appartenere, ma ogni tentativo viene sventato da Woody sulle note di I Can’t Let You Throw Yourself Away di Randy Newman. Durante un viaggio on the road con destinazione un Luna Park , il cowboy incontra la bionda pastorella Bo Peep di cui si innamora nei primi due capitoli. Bo ha iniziato a vivere in modo completamente diverso: libera, senza legami con un bambino.
Toy Story 4 ha sbancato negli USA, superando i 100 milioni di incassi nei primissimi giorni, ed esce ora in Italia per un pubblico mirato, una generazione di bambini diventati adolescenti o giovani adulti con i film dei capitoli precedenti. Il Forky pseudo-suicida che è convinto di essere spazzatura evoca alcuni degli elementi più fini della cultura dei meme. Per non parlare dell’ampia esplorazione della questione dell’esistenza, qualcosa che sembra ossessionare i millennial in conflitto perenne con un mondo che cambia costantemente e che non riescono a comprendere. Bo Peep avrebbe potuto diventare il simbolo di una nuova speranza, la guida salvatrice, ma il fatto che sia ancora innamorata di Woody rinforza lo stereotipo del personaggio femminile che non ha bisogno dell’amore per sopravvivere e avere successo.
Ma è il tema della perdita dell’innocenza dell’infanzia a spingere comunque la narrazione, tragica e comica in egual misura, con Woody che aiuta Bonnie a non perdere la sua come è accaduto a Andy. I ripetuti tentativi di suicidio di Forky ricordano comunque allo spettatore che questa è in realtà una commedia e non solo una triste reminiscenza della gioventù perduta.