Domani 6 giugno, ad un anno esatto dall’inizio del maxiprocesso contro il clan Spada, il gruppo criminale che “governava” il litorale romano, arriva nei cinema “A mano disarmata”, il film di Claudio Bonivento con Claudia Gerini nei panni di Federica Angeli, che ieri ha ricevuto il Nastro della legalità. Il film, tratto dal libro della giornalista di Repubblica, 20.000 copie vendute e numerosi premi, racconta la lotta della cronista contro la mafia nella sua Ostia.
“Ma non è un film di impegno civile“, tiene a precisare il regista Caludio Bonivento” Il film sfiora le vicende giudiziarie e giornalistiche, che partono dal momento in cui Federica viene sequestrata dai clan Spada e minacciata di morte per la sua inchiesta nel maggio del 2013 fino all’inizio del maxiprocesso contro il clan, per concentrarsi sul lato privato della giornalista. “Ho preferito far risaltare la situazione esistenziale e psicologica in cui si è trova una persona che compie una scelta di grande coraggio che l’ha portata a vivere minacciata e sotto scorta. Un evento che rivoluziona completamente la quotidianità della sua vita e quella della sua famiglia“.
“Qui non siamo in Gomorra, qui il male è visto attraverso la sofferenza – ha commentato Federica Angeli in conferenza stampa. “Vedendo il film ho realizzato quanto peso mi sono portato addosso in questi anni“, aggiungendo di aver pianto quando sullo schermo ha visto Claudia Gerini interpretare la scena in cui, per spiegare ai suoi figli che da quel giorno la loro madre sarebbe stata costretta a vivere sotto scorta, si è inventata che il giornale le aveva assegnato due autisti come premio per aver scritto un bell’articolo. “Per evitare un trauma ai miei bambini di 4, 6 e 8 anni, mi sono ispirata al film La Vita è bella di Roberto Benigni, dove il protagonista per proteggere il figlio dall’orrore del campo di concentramento gli fa credere che quel che stanno vivendo è un gioco a premi”.
Angeli conferma che non si tratta di finzione cinematografica la parte del film in cui l’allora direttore di Repubblica, Ezio Mauro, le tolse l’inchiesta sui clan mafiosi di Ostia, dopo che era stata messa sotto scorta: “Ricordo che fu una grande delusione per me e ancora oggi non condivido quella decisione, anche se dettata da ragioni di sicurezza, ovvero proteggere me e la mia famiglia. Sono riuscita comunque a farmela riassegnare”. Non sono mancati momenti di solitudine ed isolamento, di paura e tensione, ma Federica non si è mai arresa. “Dovevo andare avanti perché ritenevo fosse necessario saper lottare e non arrendersi mai, che la giustizia arriva”.