A tre mesi dall’esplosione della protesta dei “Gilet gialli”, arriva nei cinema “Le Invisibili”, il terzo lungometraggio del regista francese Louis-Julien Petit. Il film che è stato scelto per inaugurare i “Rendez- vous” del nuovo cinema francese in Italia, racconta la storia di quattro assistenti sociali dell’Envol, un centro diurno che fornisce assistenza alle donne senza fissa dimora. Quando il Comune decide di chiuderlo, si lanciano in una missione impossibile: dedicare gli ultimi mesi a trovare un lavoro al variopinto gruppo delle loro assistite, abituate a vivere in strada.
Lungi dal volersi crogiolare nel pietismo, il regista si è ispirato alla commedia anglosassone del periodo post-Thatcher e a Roberto Benigni per realizzare un film luminoso, pieno di speranza, in cui risate e lacrime si mescolano. Nato da un libro (“Sur la route des invisibles- Femmes dans la rue”) e un documentario (“Femmes invisibles- Survivre à la rue”) di Claire Lajeunie, il film offre un ritratto straordinario delle assistenti sociali e delle volontarie impegnate ad aiutarle, spesso “invisibili” loro stesse agli occhi della società.
Un fenomeno quello delle donne senza fissa dimora che in Francia sta raggiungendo proporzioni preoccupanti. Vivono appartate, per proteggersi dalla violenza della strada. Spesso si camuffano diventando virtualmente “invisibili”. Louis-Julien Petit ha voluto quindi affrontare il tema nella sua multidimensionalità, violando numerosi tabù fondanti la nostra cultura. E lo ha fatto in prima persona, immergendosi per tre mesi nella vita quotidiana dei centri di accoglienza per provare a capire e raccontare quel mondo nel modo più accurato possibile. “Dalla prima volta che sono andato lì, ho pianto, riso, ho avuto paura, mi sono ritrovato nel mezzo di una rissa. Qui le donne spesso arrivano dopo aver attraversato l’intera città per fare una doccia calda, il bucato, gustare una tazza di caffè e schiacciare un pisolino in un luogo sicuro”.
A parte SarahSuco (Julie) e Marie-Christine Orry (Catherine), tutto il cast delle senza dimora è composto da attrici non professioniste. Il regista ha infatti selezionato circa cinquanta donne che hanno vissuto davvero per la strada in un periodo della loro vita. “Per proteggere il loro anonimato è stato chiesto ad ognuna di loro di scegliere come soprannome quello di una donna che ammiravano e sul set non abbiamo mai conosciuto i loro veri nomi. Erano Edith (Piaf), Lady D, Simone (Weil), Brigitte(Macron), ecc. C’è qui tutta la missione del film di Petit: “Troppo spesso, il senzatetto è confinato al ruolo di clochard, come se fosse uno status. Le protagoniste di Le Invisibili hanno storie incredibilmente complesse, sono commoventi ma a volte anche divertenti, malgrado il dramma della loro situazione”.
Il film , in sala dal 18 aprile con Teodora, ci regala a tutti noi un “Bene” che dà speranza: dimostrare che la solidarietà al femminile può fare miracoli. E’ stata proprio la sindaca di Parigi che dopo aver visto il film è intervenuta per migliorare la situazione delle senza fissa dimora nella capitale francese. “A dicembre 50 di loro hanno trovato finalmente alloggio e hanno potuto ricevere assistenza medica e sociale”, ha concluso il regista.