Il 16 agosto 1819, 60-70 mila persone di Manchester e sobborghi si riunirono in Saint Peter’s Field per chiedere una riforma del Parlamento inglese, un’estensione del diritto di voto e protestare contro il crescente livello di povertà . Un raduno pacifista che ebbe però una tragica svolta quando, durante l’arresto del leader Henry Hunt, la cavalleria britannica perse il controllo della situazione e cominciò a sparare sula folla: 11 morti e centinaia di feriti. Quanto successo diede vita a proteste in tutta la nazione, ma anche a nuove repressioni da parte del governo, e segnò un momento fondamentale nella definizione della democrazia britannica, inclusa la nascita a Manchester dell’ancora vivo ed apprezzatissimo quotidiano The Guardian, tanto che 13 anni dopo fu votata in Parlamento quella passata alla storia come “la grande riforma”.
Quel tragico 16 agosto è l’ispiratore del nuovo film di Mike Leigh, “Peterloo”. Al massacro fu dato il nome “Peterloo” come il titolo della notizia sul Manchester Observer creato da un giornalista che coniugò il nome del luogo in cui il fatto avvenne con l’ironico riferimento alla famosa battaglia di Waterloo (dove Napoleone fu sconfitto), avvenuta quattro anni prima dei tragici fatti di Manchester.
Ancora una volta il regista inglese, Palma d’oro a Cannes nel 1996 per “Segreti e bugie” e Leone d’oro per “Il segreto di Vera Drake” nel 2004, nonché 7 volte candidato all’Oscar, ha scelto ancora una volta una storia di persone semplici, legate alla classe popolare, un confronto tra chi ha il potere e chi non ce l’ha, ma qui i suoi personaggi mancano di spessore cinematografico, di sfumature che facciano riflettere, risultando così in certi momenti più un documentario storico che un film. Quanto avvenuto a Manchester è certamente una pietra miliare nella storia delle lotte della classe operaia inglese, avvenuta, occorre notarlo, prima ancora di Marx (aveva 1 anno) e Engels (non era ancora nato), ma non basta mostrare la vita, le idee di quella gente per rendere rimarchevole un film, che è invece – questo sì – un bel ritratto documentaristico di quei tempi. Non bastano, insomma, l’ottima recitazione – nel cast Maxine Peake, Rory Kinnear e David Bamber su tutti – e la fotografia raffinata di Dick Pope a giustificare un lavoro che risulta “riuscito a metà”. Sfortunatamente, la passione del regista per il materiale del film sembra avergli fatto preferire una trasposizione più pedagogica che artistica.
Mike Leigh ha comunque ammesso fin dall’inizio che a spingerlo a fare il film è stato soprattutto il desiderio di dare finalmente la giusta risonanza ad un evento storico che ancor oggi pochi conoscono in Inghilterra, anche nella stessa Manchester – perché di quanto avvenuto a Saint Peter’s Field non c’è traccia in quasi tutti i libri scolastici inglesi.
Il sanguinoso massacro di St. Peter’s Field fu comunque positivamente all’origine, due anni dopo i fatti, della nascita del glorioso quotidiano britannico The Guardian: ancora oggi, come allora, impegnato a riaffermare la necessità di una vera democrazia contro corruzione, avidità e cinismo di molta classe politica.