Le nostre battaglie (Nos Batailles) è il titolo del secondo lungometraggio realizzato dal regista francese Guillaume Senez, già autore del pluripremiato Keeper del 2015. Vincitore del Premio del Pubblico alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2018 e del Premio Cipputi all’ultimo Torino Film Festival, il film sarà proiettato nelle sale italiane dal 7 febbraio, distribuito da Parthénos.
In questa seconda prova, Senez mette in ripresa alcuni temi classici della tradizione cinematografica francese, ma con sfumature ed elementi metanarrativi non sempre scontati. La critica sociale è ben proposta, senza indugiare sull’estetica delle moderne povertà, a tratti genuinamente leggero. La storia si sgrana intorno alla figura di Olivier, interpretato dal sempre coinvolgente Romain Duris. È marito e padre di due bambini. Lavora in un magazzino di smistamento merci; in alcune inquadrature di campo lungo ricorda quelli di Amazon. È anche il coordinatore della sua squadra e lavora per il sindacato. Con ritmi elevatissimi di lavoro da svolgere in condizioni di deprivazione di diritti, Olivier cerca di proteggere, come può, i suoi compagni da un sistema cannibale che misura perfomance in secondi registrati su tablet e che per bocca di un supervisor decide del futuro di quanti non soddisfino gli standard aziendali. Condizioni e bisogni delle persone non sono elementi importanti per impedirne il licenziamento.
La quotidianità di Olivier è fatta di intere giornate trascorse a lavoro e di rientri a tarda sera dove lo aspettano la moglie Laura (Lucie Debay) ed i loro figli, Rose ed Elliot, interpretati dai graziosi Lena Girard Voss e Basile Grunberger. La vita di Olivier, però, verrà sconvolta da un evento inatteso: la scomparsa della moglie. Un abbandono che Olivier non poteva prevedere: troppo assente e distratto per accorgersi della strisciante depressione che stava inghiottendo la moglie. Con maestria, Senez permette al pubblico di cogliere la condizione della donna in piccoli gesti di insofferenza, dettagli che precedono la sua uscita di scena senza dare alcuna spiegazione.
È a questo punto che Olivier si ritrova a dover reinventare se stesso, scoprendosi , prima di tutto, padre in una ingestibile situazione economica ed umana. Con l’aiuto di madre e sorella, Olivier riuscirà a far fronte all’emergenza, ma è nel costruirsi genitore e nel rapporto con i figli che lentamente comprenderà le ragioni dell’abbandono di Laura.
https://www.youtube.com/watch?v=YSw8hPi4mp0
Le nostre battaglie è sì un film impegnato, ma l’eccellenza della prova filmica sta nell’equilibrio comunicativo che Senez gli conferisce. Il suo protagonista non è un povero uomo di bontà vestito in un mondo che lo abbandona. Olivier è un personaggio controverso, umanissimo nelle sue ambiguità e meschinità, così nei suoi slanci virtuosi: instaura un rapporto parziale con l’universo femminile quando è cieco rispetto alla moglie che stenta; quando meschinamente cerca di sminuire il lavoro artistico della sorella; quando ‘sfoga’ la sua frustrazione in un amplesso goduto con una collega sindacalista, poi scaricata per colpevole temporaneità del bisogno soddisfatto. Anche il suo impegno nei confronti dei colleghi lo vede protagonista agli estremi: tanto attento ai loro bisogni, quanto superficiale al punto da essere indirettamente ‘coinvolto’ nel suicidio di un collega licenziato. La maturazione di Olivier, alla fine, renderà possibile un lieto scorrere dei titoli di coda, con il pieno sapore della ‘redenzione’ e della speranza costruite lentamente.