Che senso ha diventare l’idolo di milioni di ragazzini, la star più seguita di un intero Paese, se nessuno conosce il vostro volto o il vostro nome? E’ quello che accade al personaggio in Bingo: il re delle mattine, esordio alla regia del brasiliano Daniel Rezende, dove ad uno splendido Vladimir Brichta viene offerto un nuovo lavoro: quello di impersonare il clown Bingo tanto famoso e tanto amato tra i bambini.
Nel suo lavoro Rezende, già montatore candidato all’Oscar per City Of God, sceglie una storia ispirata alla realtà per passare direttamente dietro la cinepresa. Bingo, infatti, proiettato durante la terza edizione del Bari Brasil Film Fest. La rassegna organizzata dall’associazione culturale Abaporu si propone di far scoprire un lato inedito del Brasile, andando oltre la stereotipata immagine della triade “carnevale, calcio, belle donne”. La vera storia di Arlindo Barreto, star del programma Bozo Il Clown rende bene l’idea di una società complessa e travagliata da forti mutamenti sociali e politici.
Il film narra di un attore di commedie sexy, figlio di una ex diva delle telenovelas, che cerca l’occasione per far decollare la sua carriera, attratto dalla luce dei riflettori e dal mondo dello show business. Il suo nome è Augusto Mendes e, tristemente e faticosamente, si barcamena tra un matrimonio fallito, la madre ossessionata dalla famosa “ultima occasione” e il figlio che lo vede come un eroe.
Licenziato dal set di una telenovela della più importante emittente brasiliana, Augusto, voglioso di rivalsa, si imbatte nei provini per un programma della rete rivale. Partecipa e ottiene la parte dando vita alla versione brasiliana di un noto programma per bambini molto in voga negli USA.
Il ruolo di Bingo il clown è suo.
Lentamente, tra la complicità di alcuni e gli scontri con altri, stravolgendo il copione e affermando tutta la sua irriverente personalità, Augusto raggiunge un incredibile e inaspettato successo.
Bingo diventa, così, una celebrità vera e propria. Il problema, però è proprio questo: è il clown ad essere famoso e Augusto deve restare in silenzio dietro la maschera. Inizia così una discesa verso il baratro che travolgerà tutta la sua vita.
Con il figlio (Caua Martins) che si vede trascurato da un padre ormai assente e pronto invece ad assecondare orde di bambini sconosciuti; con la regista del programma Lùcia (Leandra Leal) e con la madre (Ana Lùcia Torre) con le quali ha un rapporto perennemente conflittuale e, ancora, vivrà una continua sofferenza di essere una superstar che nessuno riconosce. E, infine, sarà costretto a fare i conti con la dipendenza dall’alcool e dalla droga.
Il regista riesce a raccontare incredibilmente tutti i vari tasselli della vita di Augusto, l’atmosfera vintage che impregna il film si veste di colori acidi e di una fotografia superlativa. Il tutto enfatizzato da sequenze oniriche perfettamente inserite nel tessuto della trama e dalle surreali performance del clown all’interno del programma. Bingo tiene incollato lo spettatore tra i tanti alti e bassi della vicenda, una vicenda probabilmente meno interessante di quanto sia stato capace di trasmettere il regista.
Il lento e inesorabile sprofondare del protagonista in una assurda alienazione è ben espresso in ogni passaggio e nelle azioni svolte dallo stesso. Tutto funziona e si incastra alla perfezione.
Un film interessante, maturo, avvolgente, che ancora una volta conferma l’originalità che si respira, negli ultimi anni, tra gli autori brasiliani.