Basato su eventi realmente accaduti, American Animals, racconta la storia di una delle più audaci e sorprendenti rapine della storia americana. Diretto dall’inglese Bart Layton, già autore del documentario L’impostore – The Imposter, il film ha per protagonisti Barry Keoghan (Il sacrificio del cervo sacro, Dunkirk) e Evan Peters (X-Men, American Horror Story).
Quando sono venuto a conoscenza della storia del furto di un libro”, ricorda il regista Bart Layton, “inizialmente mi sembrò la trama di un vecchio film. Ed era tanto più sorprendente che ciò avvenisse alla Kentucky University, per mano di un gruppo di studenti. Volevo scoprire come un gruppo di ragazzi apparentemente istruiti e provenienti da famiglie benestanti avesse potuto scegliere di commettere un crimine simile. Venendo dal cinema documentario, la mia prima mossa fu mettermi in contatto con i protagonisti di quella storia, che allora stavano ancora scontando la loro pena in prigione”.
Siamo nel 20013. Spencer e Warren, due amici cresciuti a Lexington, nel Kentucky, studiano all’università locale ma vogliono dare una svolta alla loro vita e per farlo sono pronti a tutto. Spencer (Barry Keoghan), un po ‘goffo, è uno studente d’arte che, con un’angoscia adolescenziale esagerata, vuole dare una svolta alla sua vita e per farlo è pronto a tutto. Incontra Warren, un ragazzo imprevedibile che a sua volta ha bisogno di un evento grandioso ed eccitante per scuotersi dal torpore della sua vita quotidiana.
Il loro obiettivo diventa rubare un rarissimo libro antico, che malgrado l’enorme valore viene custodito nella biblioteca universitaria senza particolari misure di sicurezza. Reclutati altri due compagni, il contabile Eric e lo sportivo Chas, iniziano a programmare il colpo fino agli ultimi dettagli, ma li attende una serie di rocamboleschi imprevisti.
Il regista mescola abilmente realtà e finzione in un film che frantuma il concetto di verità sostituendolo con quello di versione dei fatti. Perché Layton non solo ricostruisce il colpo ma intervista i reali autori della rapina.
Per la sceneggiatura, Layton racconta di aver avviato un’assidua corrispondenza con Warren Lipka, Spencer Reinhard, Eric Borsuk e Charles “Chas” Allen II. Nelle lettere il gruppo di ragazzi detenuti spiegano i motivi che li hanno spinti a mettere a punto il colpo. “In qualche modo”, puntualizza il regista, “tutta la vicenda è rivelatrice di una generazione sempre più individualistica, cresciuta sentendosi ripetere che avrebbe avuto una vita interessante e in qualche modo fuori dall’ordinario. Più il piano criminale prendeva forma, più questi ragazzi diventavano riluttanti ad abbandonare questa fantasia: nessuno di loro poteva più tirarsi indietro, perché ciò avrebbe voluto dire tornare vita di prima”.
Layton continua a ricordarci l’inaffidabilità della storia e mettere in discussione i “fatti”, al punto che ci chiediamo più volte come le persone coinvolte siano state così dannatamente stupide.