Montana, 1993: la giovane Cameron Post è innamorata di una compagna di scuola ma si ritrova a fare i conti con la religiosissima comunità locale che reagisce duramente, una volta emersa la relazione.
Per correggere una presunta deviazione di sessualità, Cameron viene spedita al God’s Promise, un centro religioso per adolescenti gestito da due fratelli alquanto peculiari, un “ex” omosessuale che grazie al percorso di “riconversione” si è trasformato nuovamente in eterosessuale e un’algida psicologa dai metodi poco convenzionali.
Il tema che affronta la regista iraniana Desiree Akhavan nel film “La Diseducazione di Cameron Diaz”, in concorso alla Festa del Cinema di Roma, è strettamente attuale. Non riconosciute e screditate dalla comunità scientifica internazionale, le terapie di conversione continuano comunque ad essere praticate in molte parti del mondo, non solo negli Stati Uniti. Fondate dallo psicologo statunitense Joseph Nicolosi, queste fantomatiche cure hanno l’assurda pretesa di “riparare” l’orientamento sessuale.
Il segreto per guarire dall’omosessualità è pregare, studiare la Bibbia e condurre uno stile di vita sano. “L’obiettivo di quei centri, spiega la regista, è farti stare meglio: ma cosa vuol dire esattamente stare meglio? Come è possibile per Cameron stare meglio se non può to pray away the gay, come recita il classico slogan di questi campi religiosi?
I metodi usati per favorire il ritorno alla normalità dei discepoli’ del centro (così vengono chiamati gli adolescenti ospiti della struttura) mirano a scavare nella psicologia degli individui alla ricerca di un qualche trauma a cui addossare la responsabilità dell’ASS, ossia l’attrazione verso persone dello stesso stesso.
Akhavan realizza un film intelligente e ricco di ironia, senza nulla togliere alla complessità del tema, anche per raccontare il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta di giovani in cerca di definire e affermare la propria persona. “Un momento di crescita in cui un’adolescente capisce che gli adulti non hanno tutte le riposte e bisogna decidere da sé cosa è giusto e cosa è sbagliato”.
Akhavan rivela di aver avuto lei stessa una personale esperienza in un centro di riabilitazione, dove è andata ventenne per curare un disturbo del comportamento alimentare. “Mi è piaciuto raccontare una storia ambientata in un centro di riabilitazione dove spesso chi lavora è animato da buone intenzioni ma che a volte possono portare ad azioni terribili”.
Chloe Grace Moretz è convincente nei panni di Cameron, una ragazza con una forte consapevolezza di sé. Non nega la propria sessualità e riesce a non soccombere ad un ambiente che vuole farla sentire sbagliata . “Non ha fatto niente di male, semplicemente è stata scoperta”, precisa la regista.
Tratto dal romanzo di Emily M. Danfort e Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival, The Miseducation of Cameron Post è un film di formazione seriamente candidato a diventare un classico dell’Indie Teen Movie, come è già accaduto nel passato per Deads Poets Society e più di recente per Juno e Lady Bird.