Ebbene si! Il fumetto best-seller di Zerocalcare, La Profezia dell’Armadillo, diventa un film.
E’ merito dell’esordiente Emanuele Scaringi che ha deciso di cimentarsi portando sul grande schermo uno dei romanzi a fumetti più famosi degl’ultimi tempi, o almeno famoso tra una vasta cerchia di appassionati del settore.
La profezia dell’armadillo, prodotto da Fandango, è in concorso alla Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti, e sarà poi sugli schermi il 13 settembre.
E’ una sfida quella con cui si sta confrontando il regista, e lui stesso ammette che: “Sono diverse le sfide che affronto con questo film, innanzitutto è un’opera prima di un lavoro piccolo e indipendente, in più è un film che viene da un fumetto, un fumetto di successo e che narra la vita dell’autore e quindi c’è una grossa aspettativa”
Grandi aspettative per un film che può contare sul grande successo della graphic-novel. Michel Rech (Zerocalcare) è riuscito infatti a raccontare in maniera molto fresca i personaggi e ad unire due cose molto distanti. La profezia dell’armadillo è, infatti, in qualche modo, l’elaborazione del lutto con il tono della commedia”.
Vero è che inizialmente la regia era affidata a Valerio Mastandrea – co-sceneggiatore con lo stesso Michele Rech, Oscar Glioti e Johnny Palomba– ma poi l’attore ha scelto di lasciare il posto all’opera prima da regista di Emanuele Scaringi che conclude dicendo: “Spero di aver vinto la sfida!”.
‘La profezia dell’armadillo’ è la storia di Zero -interpretato da Simone Liberati– ventisettenne che vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Un luogo fatto di personaggi che indossano tute in acetato; è la terra di Mammuth, come viene definita, dove manca tutto ma non serve niente.
E’ qui che Zero passa la sua esistenza, lui è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.
La vita di Zero scorre sempre uguale, tra giornate passate sui mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla mamma (Laura Morante). Qualcosa, però, una sorta di coscienza critica, lo aspetta inesorabile a casa. Si tratta di un Armadillo (Valerio Aprea, nascosto in un costume surreale fatto di materiale di recupero), un vero e vegeto Armadillo con il quale riesce ad avere conversazioni fuori dal comune, surreali e che lo aggiorna sugli avvenimenti del mondo.
Oltre alla presenza di questo strano essere, a tenere compagnia a Zero ci pensa l’amico d’infanzia Secco -interpretato da Pietro Castellitto. Poi c’è la fissazione amorosa per un’operatrice ecologica bellissima (Kasia Smutniak) e per lo spray al peperoncino. E diversi personaggi come un simpaticissimo Adriano Panatta in un cameo di esemplare comicità e Claudia Pandolfi come suora.
La vita del giovane disegnatore però, dopo la notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, cambia e dovrà affrontare, mantenendo sempre salda la sua personalità e il suo approccio dissacrante verso le cose, tutti i dubbi e le problematiche della instabilità e della precarietà che lo circondano.
Il giovane attore Liberati concorda con il regista e, infatti, afferma che inizialmente ha sentito il peso di dover interpretare un personaggio così apprezzato come Zerocalcare, poi però è riuscito a svincolarsi da tutte quelle aspettative che derivavano dal doversi confrontare con un fumetto così popolare ed apprezzato. “Nel fumetto -racconta- confluiscono dei discorsi generazionali nei quali tante persone si ritrovano, e non volevamo banalizzare il racconto, non volevamo togliere nulla alla purezza e alla complessità dei stati d’animo che Michele Rech riesce a far confluire nella sua opera. Alla fine ho capito che quando ho cominciato a sentirmi sempre più ansioso -sorride- ero riuscito a trovare la strada giusta da percorrere”. Anche Pietro Castellitto conferma di aver sentito, inizialmente, forte e incombente la pressione della sfida con la quale si confrontavano. Ma, una volta sul set, questa sensazione è svanita lasciando spazio alla professionalità: “ho solo cercato -afferma- di interpretare il mio ruolo e di godermi l’evolversi del film senza ansia da confronto”.
Non resta che leggere il fumetto (se non lo aveste ancora fatto!) e godersi la trasposizione filmica!