Flavia Castro debutta alla regia e alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti con la sua opera prima, Deslembro, un film di formazione che ha come protagonista Joana. Lei, ragazzina sedicenne, è costretta per volere della madre e del patrigno a tornare nel paese natio, il Brasile, dopo essersi trasferita in Francia quando era solo una bambina.
La regista è diventata famosa per il documentario Diario de uma busca che indagava sulle vere cause della morte del padre, un giornalista militante di sinistra ucciso a 41 anni a Porto Alegre, un assassinio fatto passare per suicidio.
In Deslembro siamo negli anni ’80 e il governo brasiliano grazie ad un’amnistia regala nuove prospettive agli esuli ed così che Joana e la sua famiglia stravagante, come la definisce anche uno dei fratellastri della ragazza, si ritrova a solcare quei suoli abbandonati anni prima.
Inizialmente la giovane protagonista rifiuta l’idea di andare a vivere a Rio, di lasciare le amicizie e Parigi, forse presagendo un viaggio introspettivo che sarà anche un’immersione in dolorosi ricordi sepolti nella memoria. Ed, infatti, a Rio si ritroverà a ricostruire il passato in un susseguirsi di lettere e fotografie, ricordi nebulosi e immagini sbiadite finendo necessariamente per confrontarsi con il fantasma del padre, morto più di dieci anni prima. O meglio, scomparso dieci anni prima.
Le rimembranze a cui fa riferimento il titolo sono, appunto, quelle che ricompaiono in modo ovattato e confuso, ma al contempo molto incisivo e prepotente nella memoria di Joana. In tutta la pellicola si respira un’aria di globalizzazione, intesa come connubio di lingue, realtà, luoghi e identità che si mescolano. Ma la ‘formazione’ e il racconto risultano frammentati, la ricerca dell’identità da parte di Joana non segue un unicum fluido ma si perde in piccoli pezzi. Ci si chiede se la Castro abbia scelto questo modo di narrare intenzionalmente forse per enfatizzare i dubbi e i cambiamenti tipici della fase adolescenziale o se manchi semplicemente quella fluidità che occorre ad un film di formazione.
Nel complesso, però, le singole immagini risultano essere come quadri, piccoli e fugaci quadri che raccontano e celano tanta intimità, tanto dolore e tanta storia. Deslembro risulta, quindi, non una ricerca ma una sorta di ricostruzione, un’unione di immagini accompagnate da una colonna sonora, indiscutibilmente, bella e avvolgente.