La Stanza delle Meraviglie ”(“Wonderstruck”), l’ultimo lavoro di Todd Haynes, regista di Carol , Far From Heaven , Velvet Goldmine, è ispirato al romanzo per giovani adulti di Brian Selznick. Presentato a Cannes lo scorso anno, e nelle sale italiane il 14 giugno con 01 Distribution, il film è una favola in bianco e nero e a colori, che segue due dodicenni separati da mezzo secolo. In primo luogo, abbiamo Rose (Millicent Simmonds), una ragazzina sorda che vive nel New Jersey nel 1927 con il suo brutale padre. Fugge per andare a Manhattan, sperando di trovare una persona che per lei è molto importante. La seconda storia ha luogo cinquant’anni dopo: un altro giovane, di nome Ben, è in viaggio per New York, alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto.
Ben non è sempre stato sordo, quindi per narrare le sue vicissutidini, l’autore ha optato per una prosa tradizionale. Ben e Rose sperimentano spesso le stesse difficoltà, ma diversi sono i loro rispettivi ricordi, intenzioni e capacità. Alla fine, le loro storie si intrecciano: la ragazza che un tempo era Rose ora è una donna adulta che custodisce il segreto dell’identità di Ben. Ciò che lo spettatore “vede” nella storia di Rose sfida il linguaggio; ciò che “sente” nella sua testa, attraverso le parole della storia di Ben, accende la sua fantasia visiva come nessuna parola potrebbe mai fare. La stanza delle meraviglie, documenta il senso di smarrimento sperimentato da un bambino quando scopre che il mondo degli adulti è spesso dominato da solitudine, confusione, rimorsi.
Alcuni studi rivelano che circa un americano su 20 è funzionalmente sordo; tuttavia, la vasta maggioranza di questa popolazione (ben al di sopra del 95%) è diventata sorda in età adulta, spesso a causa di una progressiva perdita dell’udito. La popolazione dei bambini sordi, alcuni dei quali, come Rose, non sono mai stati in grado di udire, e altri come Ben che sono diventati sordi a causa di una malattia o di un incidente, è piuttosto ristretta. I sordi non ritengono che la loro condizione ostacoli l’espressione della creatività, come dimostrano le recenti generazioni di artisti sordi, attivi nel campo della narrativa, delle arti visive e drammatiche.
Il National Theatre of the Deaf, premiato con un Tony Award, quest’anno celebra il suo cinquantenario e la produzione Deaf West del musical “Spring Awakening” ha riscosso un grande successo da parte di ogni tipo di pubblico. Tuttavia, la presenza di personaggi sordi nella cultura mainstream riguarda spesso solo gli adulti, come la protagonista del film drammatico Figli di un dio minore o l’Avenger sordo Hawkeye di Marvel Comics.
In effetti, il cinema non offre molte storie di bambini che non possono sentire. In questo film, i protagonisti viaggiano da soli, senza una guida o una persona di riferimento che faccia da “traduttore” (perlomeno all’inizio), e nessuno dei due sa come usare la lingua dei segni. La stanza delle meraviglie non si affida a personaggi secondari, sottotitoli o altri strumenti narrativi per aiutare lo spettatore ad entrare in contatto con loro.
Anche se non è subito evidente, Haynes e la sua squadra hanno fatto del loro meglio per inserire la sordità in tutto il processo creativo del film, in vari modi. Ad esempio, nella prima scena della storia, Rose visita un teatro dove la star del cinema muto Lillian Mayhew (interpretata da Julianne Moore) sta facendo le prove di un nuovo spettacolo teatrale. Molti degli attori che recitano al fianco di Lillian in quello spettacolo, sono interpretati da attori non udenti.
Sebbene la distanza analitica di Haynes impedisca di impantanarsi nel sentimentalismo, la tensione emotiva va in continuo crescendo. La meraviglia del titolo del film deriva dalla magia del mondo esterno, non dalle preziose vite interiori dei bambini. “Siamo tutti nati nelle fogne, ma alcuni di noi guardano alle stelle”, recita una citazione di Oscar Wilde che ricorre spesso nel film e sembra voler ricordare che i bambini, come tutti noi, sono i creatori del proprio destino, i creatori dei loro armadietti delle meraviglie.