QALAAT AL MADIQ (Siria). In meno di un mese, quasi 60mila persone sono sfollate dalla Ghouta orientale verso il nord ovest della Siria. Molti di loro sono uomini, donne e bambini feriti o malati, tutti bisognosi di cure mediche. MSF ha partecipato alla risposta medica di questa emergenza e supporta l’ospedale di Qalaat Al Madiq, la principale struttura sanitaria incaricata del triage e del trattamento di questi pazienti, in una località nota come “punto zero” perché è dove i nuovi arrivati scendono dai bus che li hanno portati lì.
L’organizzazione umanitaria ha raccolto la testimonianza di Refaat Al Obed, direttore medico della struttura: “Lavoro nell’ospedale di Qalaat Al Madiq da quando è stato aperto, circa un anno e mezzo fa. Il nostro ospedale è specializzato nell’assistenza materno-infantile e si trova in una zona dove non ci sono molti altri ospedali, quindi trattiamo una media di 300 pazienti al giorno. Ci troviamo vicino alla linea del fronte tra le aree controllate dal governo della Siria e dai gruppi armati di opposizione. Ciò significa che generalmente, quando viene siglato un accordo di riconciliazione tra i belligeranti in diverse parti del paese, e quando le persone vengono trasferite a Idlib, transitano prima da qui, a Qalaat al-Madiq.
Refaat Al Obed racconta che quando sono stati informati dell’arrivo di persone dalla Ghouta orientale, hanno contattato Medici Senza Frontiere (MSF) per chiedere di inviare forniture mediche e materiali per poter gestire più operazioni chirurgiche, sessioni di riabilitazione e organizzare trasferimenti di pazienti ad altri ospedali della zona. “Nonostante ciò, quando le persone provenienti dalla Ghouta orientale hanno iniziato ad arrivare il carico di lavoro e la pressione sono aumentati rapidamente. Siamo stati presi alla sprovvista quando il primo giorno ben 5.000 persone sono state fatte scendere davanti alla nostra struttura! Non eravamo pronti a trattare così tanti pazienti nello stesso momento. Ogni volta che gli sfollati arrivano nella nostra area affrontiamo lo stesso tipo problemi ma questa volta il numero di persone era davvero molto più alto di quello che ci aspettavamo.
Più di 200 pazienti feriti sono stati assistiti nell’ospedale dell’organizzazione soprattutto persone colpite dai bombardamenti durante la recente offensiva, ma anche con ferite da arma da fuoco. “Oltre a questo – spiega sempre Refaat Al Obed – abbiamo dovuto gestire 21 parti, 18 naturali e 3 cesarei, in soli 3 giorni. Il nostro personale medico era attivo ogni giorno per gestire questa emergenza. Abbiamo anche diagnosticato molti casi medici che dovrebbero essere seguiti da specialisti. Bambini malnutriti, per esempio. Non abbiamo professionisti sanitari specializzati per rispondere a questi bisogni e non abbiamo un reparto dedicato per questo tipo di casi”
L’ospedale di Qalaat Al Madiq ha una sola sala operatoria. “Per questo ci è impossibile gestire questo afflusso di pazienti da soli. Un giorno ad esempio, dopo un attacco contro uno dei convogli in cammino verso la Siria nord-occidentale, abbiamo ricevuto contemporaneamente otto pazienti con ferite da arma da fuoco. Avremmo avuto bisogno di due o tre sale operatorie per gestirli al meglio. Oggi un gran numero di persone provenienti dalla Ghouta orientale si è stabilito a Qalaat Al Madiq e nei dintorni. La pressione, lo stress e il carico di lavoro rimangono quindi sempre elevati. Ogni giorno incontriamo persone bisognose di cure, pazienti che devono essere operati. Questo mese è stato molto difficile per noi: siamo solo poche decine di medici, che gestiscono migliaia di pazienti“.