Nelle carceri ci si sente inutili. Si capisce di non contare per la società. A dirlo sono i quattro detenuti della casa di reclusione di Bollate che sono stati scelti fra coloro che si trovano in regime di articolo 21, per diventare guide turistiche volontarie. E questo grazie a un progetto di inclusione sociale realizzato dal Touring Club Italiano e dal Comune di Milano.
Dallo scorso dicembre, infatti, un progetto pilota della durata di tre mesi ha creato “un connubio fra il mondo della detenzione e quello dell’arte e della cultura”. I quattro nuovi ciceroni di arte e cultura hanno fatto volontariato, ciascuno per due volte al mese, alla Chiesa di San Fedele e presso la Casa museo Boschi Di Stefano. “A seguito di una giornata formativa svoltasi al Touring – spiega l’associazione promotrice, ‘dEntrofUori Ars – hanno ricoperto il ruolo di accoglienza e assistenza al pubblico dei visitatori, affiancati dai tutor, anch’essi volontari”.
“Il tema centrale credo che sia il riscatto sociale, attraverso la cultura, la bellezza e la condivisione”, ha commentato l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno. “Nelle carceri ci si sente inutili – spiega Julian Dosti, albanese, in carcere da diversi anni – Si capisce di non contare per la società, e quindi essa non conta per i detenuti. A Bollate questa catena è stata spezzata, anche grazie a questo progetto che ci ha arricchito e avvicinato alla gente, vincendo il reciproco pregiudizio”.
Secondo Patrizia Rossetti, presidente di “DentroFuori Ars” il progetto dovrebbe estendersi alle carceri di ogni regione: “Ci sono molti detenuti che vogliono riscattarsi e dobbiamo dare loro questa progetto pilota reinserimento sociale”.