Con Zerovskij: Solo per amore la musica esce dai confini ristretti entro i quali si muove come una tigre in gabbia. Una prigione che ha lo spazio di pochi asfittici minuti di una canzone. Il concerto spettacolo che Renato Zero ha portato in giro per l’Italia l’estate scorsa, con la voce di Dio che è quella di Pino Insegno, è stato trasformato in un film di due ore e mezza e proiettato come evento speciale per tre giorni, 19-20-21 marzo, in oltre 300 sale. Uno show che ha coinvolto parecchie personalità. Oltre 60 orchestrali diretti dal Maestro Renato Serio, 30 coristi, 12 ballerini e diversi attori.
“Il progetto mi ha concesso l’opportunità di tornare ad essere l’imprevedibile sobillatore di coscienze”, racconta Renato. “L’esagerato. Il visionario. Quello che rinuncia alla cassetta per rappresentarsi in tutta la sua ecletticità”. L’artista romano ormai alla soglia dei 67 anni confessa di aver rischiato con Zerovskij. “Per realizzare uno show che fosse una sorta di “teatro totale” in grado di fondere musica alta, prosa e cultura pop, ho guadagnato giusto una birra e un panino, ma ne è valsa la pena perché ho fatto lavorare tantissime persone, dai macchinisti agli attori, ai ballerini”. E ai fan che non hanno apprezzato lo spettacolo perché orfano dei vecchi successi, Renato ha detto di dimenticarsi di canzoni come I Migliori Anni, Il Triangolo, Il Carrozzone, Amico, Mi Vendo. “Non ho intenzione proprio adesso di cedere alle pressioni del mercato e delle tendenze. Voglio offrire al mio pubblico qualcosa di nuovo, non le solite canzoni”.
E ci è riuscito. In Zeroviskij, Renato Zero veste i panni di un misterioso capotreno di una improbabile stazione ferroviaria dove transitano sentimenti e passioni come Amore, Odio, Tempo, Morte e Vita. Qui non non sono più come concetti astratti ma finalmente umanizzati, ad esempio Odio è vestito di giallo con un serpente intorno al collo, e pronti al confronto amaro, ironico, tenero e spietato con un figlio di nessuno, Enne Enne, e una coppia perennemente in crisi, Adamo ed Eva. Musica e testi toccano tematiche attuali come femminicidio, eutanasia, abbandono e terrorismo.
In questo luogo di frontiera, “ultimo baluardo su questa tormentata terra”, Zeroviskij si ritrova così sospeso in un limbo, diviso tra il sogno di un futuro migliore e l’angoscia di un presente disperso. “Non ha agganci politici, non è un privilegiato. Ce ne sono tanti oggi come lui che faticano a sopravvivere”, aggiunge il cantante. Ma Zeroviskij si scopre un angelo. Ha un animo sensibile e uno sguardo dolce. Quanto basta, nello spettacolo visionario di Renato Zero , per guarire le malattie del mondo.