Chiudete gli occhi e pensate al Giappone. Cosa immaginate?
Il figlio dalla cultura pop giapponese ovvero chi è nato tra gli anni 80’ e 90’ e ha passato la sua infanzia guardando anime in tv e leggendo manga penserà ai fenomeni giovanili bizzarri dei cosplay – persone mascherate da personaggi dei cartoni animati – robot, tecnologia hi tech nei quartieri di Tokyo tra grattacieli, cartelloni disegnati, insegne luminose colorate e sale giochi.
Il romantico storico si troverà a passeggiare tra le ricche residenze dove risiedevano gli shogun, castelli feudatari dei daimyo dalle lunghe mura di cinta con a guardia i samurai. Quartieri del piacere dove la musica del liuto si fonde al ticchettio dei geta , sandali infradito tradizionali giapponesi in legno, di geisha danzanti.
Il goloso sperimentatore di piatti etnici, in Giappone avrà “riso per i suoi denti”, scoprirà una delizia di equilibri tra gustosi piatti di sushi colorati, fumanti zuppe di ramen e okonomiyaki , grandi frittate che vengono cucinate su piastre al centro del proprio tavolo. Tutto questo “scomodamente” seduti su tavoli incassati nel pavimento in piccoli ristoranti segnalati da lanterne rosse e maneki neko, statuette di gatto con una zampa alzata in segno di saluto.
L’amante della spiritualità avrà invece una visione di giardini zen perfettamente rastrellati nel complesso dei templi dove passeggiano i monaci tra una meditazione e l’altra. Grandi parchi dalla natura generosa ricoperti di tappeti rosa di ciliegi in fiore e misteriosi santuari shintoisti nascosti sulle cime delle montagne.
La lista degli stereotipi e delle false credenze sul Sol Levante è lunga. I miei studi di lingua e cultura giapponese e un periodo trascorso in Giappone sono stati quindi il mezzo più efficace per comprendere meglio la complessità di un paese fatto di mille stranezze e contraddizioni. E per arrivare alla conclusione che il Sol Levante va ben oltre quello che c’è nell’immaginario collettivo. Si rimane legati al paese da un filo rosso del destino. Più volte mi sono allontanata e più volte sono ritornata.
Scesa dall’aereo mi sono trovata immersa in una realtà contesa tra modernità e tradizione.
Mentre percorri le vie di Tokyo, di Osaka o Kyoto a bordo di un taxi passi davanti a piccole case di legno e carta dolcemente sovrastate da grandi grattacieli. Incontri antichi templi ricchi di storia, di silenzio ed armonia che costeggiano giungle urbane animate da vivaci cartelloni pubblicitari. Risali i fiumi che tagliano le città per addentrarsi in scenari naturali incontaminati.
Molte città del Giappone sono metropoli futuristiche ma esistono luoghi dove il tempo sembra essersi fermato, anche se appare un ossimoro raggiungerli con treni a lievitazione magnetica ad altissima velocità.
Ed ecco la città incantata di Nara, l’antica capitale del Giappone dal 710 al 784 ed oggi patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Immersa nella natura dei suoi parchi, si assapora un’atmosfera pacifica e magica circondata da cervi sika liberi di circolare tra gli imponenti templi e di frugare nella borsa alla ricerca cibo. A segnalare “il pericolo”, buffi cartelli disseminati un po’ ovunque.
Sentirsi un po’ spaesati in Giappone può essere emozionante ma tra posti insoliti da visitare, la barriera della lingua e segnali scritti esclusivamente in giapponese, può accadere di fermarsi con una faccia imbambolata sforzandosi di capire dove andare. I giapponesi sono sempre disponibili ad aiutarti, offrendosi addirittura di accompagnarti alla meta. Oltre alla gentilezza che può talvolta essere stucchevole, altro concetto caro ai giapponesi è la riservatezza che fanno fatica a sciogliere con chi non appartiene alla loro cultura. Non a caso lo straniero è un gaijin , cioè uno di fuori.
Così se nella nella regione del Kansai, dove si trovano Osaka e Kyoto, si trova il calore umano dei cosiddetti “napoletani “del Giappone, per chi non sia etnicamente giapponese ma vuole vivere e lavorare nella frenetica e multiculturale metropoli di Tokyo, l’integrazione potrebbe rivelarsi più difficile del previsto.
Dopo mesi di residenza, ho iniziato a percepire i meccanismi che regolano la vita dei giapponesi. Sono capaci di lavorare e dormire in ufficio, hanno regole ferree sullo status sociale, sul bon ton da tenere a tavola e usano un linguaggio straniante che oscilla tra l’informale e l’educato, a seconda della persona che parla e di quella che ascolta. Le cose poi si complicano quando è necessario capire se è il caso di esprimersi su un argomento e quando no. Se un discorso rischia di ferire qualcuno o non è di loro gradimento. Così capita che “no non mi piace’ viene sostituito con un “forse è un po’…che rimane sospeso senza specificare di cosa si tratti.
A fare da contraltare a tutte queste rigidità, ecco le comunicazioni di servizio più importanti che diventano comprensibilissimi, dei cartoni animati. Non è difficile imbattersi in segnali stradali molto divertenti e in divieti davvero assurdi.
Tutto sommato il Giappone rimane una delle società più affascinanti del mondo. Un luogo magnifico dove i diversi aspetti culturali, sociali e architettonici tra loro contrastanti si mescolano armonicamente per ammaliare il visitatore che non potrà fare a meno di portarlo sempre nel cuore.
Tutte le foto sono a cura di Lavinia Pinzari