All’inizio di dicembre, in una Roma già piegata dal freddo, Palazzo Dama ha ospitato un evento che ha segnato una piccola novità per l’hôtellerie cittadina: l’apertura della sua prima piscina riscaldata all’aperto e la presentazione della Daham Health & Beauty Spa. L’edificio, che un tempo apparteneva alla famiglia Malaspina, conserva ancora qualcosa della sua storia, soprattutto nella disposizione degli spazi e nel ritmo più lento del giardino interno, dove la piscina rimane nascosta finché non ci si avvicina abbastanza.
La scelta di mantenere la piscina attiva anche d’inverno risponde alla volontà di offrire un modo diverso di vivere l’hotel: non un’oasi spettacolare, ma un luogo dove prendersi una pausa breve, osservando la città da una posizione leggermente laterale. Il vapore che si alza dall’acqua riscaldata contrasta con la temperatura dell’aria, creando un ambiente che molti ospiti hanno interpretato come un invito a rallentare, almeno per il tempo di un bagno.
La nuova spa si trova al piano inferiore. È un ambiente essenziale, costruito con materiali che richiamano le terme romane senza volerle imitare. Le stanze seguono il percorso tipico: uno spazio per rilassarsi, un’area più calda, un’altra ancora destinata ai trattamenti con acqua. La proposta non punta a stupire, ma a offrire un servizio completo: sauna, bagno turco, idromassaggio e una zona dedicata ai trattamenti ayurvedici.
L’Ayurveda, qui, viene applicata in modo pragmatico. Prima di iniziare un trattamento, i terapisti conducono una breve consulenza per individuare eventuali squilibri e proporre un percorso adatto. Non c’è misticismo, solo un metodo che osserva il corpo e le sue reazioni. I massaggi variano in intensità e finalità, dal lavoro profondo muscolare a trattamenti pensati per chi ha bisogno più che altro di un momento di distensione. Anche la cura del viso segue lo stesso principio: oli ed essenze vengono scelti sulla base del tipo di pelle e non dell’estetica del rituale.

Per chi dispone di poco tempo, sono stati pensati trattamenti brevi, compatibili con una pausa tra un impegno e l’altro, un modo per riportare un minimo di ordine fisico anche nei giorni più compressi. Accanto alla spa, una piccola proposta gastronomica offre snack leggeri di ispirazione giapponese e peruviana, un accompagnamento pratico più che ricercato, spesso consumato in silenzio, senza l’intenzione di trasformarlo in un’esperienza sensoriale.
Il resto dell’hotel conserva la sua identità composita. Le camere alternano elementi storici e dettagli contemporanei senza cercare un filo narrativo preciso; il ristorante Pacifico prosegue la sua linea nikkei in modo coerente, e il Pisco Bar raccoglie arredi provenienti da epoche diverse, lasciando che siano le stanze stesse a raccontare il loro passato.
Palazzo Dama rimane così: un luogo che non cerca di costruire un’immagine idealizzata di sé, ma che si inserisce nel quartiere con discrezione, offrendo servizi che rispondono a un bisogno concreto di benessere e pausa. La piscina calda, soprattutto, sembra segnare un tentativo di adattarsi ai ritmi della città senza pretendere di trasformarla. È una presenza nuova, che troverà il suo posto nel tempo, come spesso accade agli spazi che cambiano senza volerlo annunciare.

















