A oltre trent’anni dal suo debutto al Festival di Benevento, Streghe da marciapiede di Francesco Silvestri torna in scena in una nuova e avvincente rilettura firmata da Stefano Amatucci. Un’opera che affonda le sue radici nella tradizione della Nuova Drammaturgia Napoletana, ma che, grazie a una messa in scena raffinata e intensa, si rinnova, conservando intatto il suo potere evocativo e simbolico.
Il testo, tra i più emblematici del repertorio di Silvestri – autore, regista e attore scomparso nel 2023 e tra le figure più originali della scena teatrale nazionale – si muove sul sottile confine tra realtà e immaginazione. Una narrazione sospesa in un’atmosfera noir, in cui la fragile umanità dei personaggi si svela attraverso ambiguità, desideri repressi, traumi irrisolti e una quotidianità deformata da dolore e sopravvivenza.
Una black comedy tutta al femminile (e non solo)
Protagoniste di questo nuovo allestimento sono quattro attrici amate dal grande pubblico per i loro ruoli nella longeva soap Un Posto al Sole: Luisa Amatucci (Alba), Miriam Candurro (Tuna), Antonella Prisco (Gina) e Gina Amarante (Morena), affiancate da Peppe Romano, qui impegnato in un triplice ruolo (ispettore, munaciello, dirimpettaio), in un’interpretazione che incarna la molteplicità di sguardi e identità della vicenda.
La regia di Stefano Amatucci – anch’egli figura storica del set di Un Posto al Sole – sceglie di sottrarre fisicamente il giovane misterioso dalla scena, mantenendone però viva la presenza attraverso i racconti e i ricordi delle quattro protagoniste. Una scelta che amplifica la tensione psicologica e dona un’aura spettrale alla narrazione, sospesa tra passato e presente, tra verità e illusione.
Trama
Quattro donne, quattro prostitute, si ritrovano al centro di un’indagine per l’omicidio di un giovane sconosciuto, apparso improvvisamente nelle loro vite come un angelo oscuro, destabilizzando il precario equilibrio delle relazioni tra loro. Il racconto si dipana attraverso confessioni, flashback e ambigue ricostruzioni, in cui ogni personaggio riversa su quella presenza maschile i propri fantasmi: maternità negata, traumi familiari, desideri rimossi, violenze subite.

Il giovane non ha una voce propria, ma vive nei contrasti delle protagoniste, nei loro tentativi di attribuirgli un senso, una colpa, un’identità. L’ispettore incaricato delle indagini – figura introdotta nella versione di Amatucci – finisce per essere trascinato in un vortice di manipolazioni, seduzioni e mistero, fino a perdere il controllo della realtà, vittima a sua volta di un incantesimo oscuro. Le quattro donne si trasformano così, agli occhi dello spettatore e dell’ispettore stesso, in moderne streghe da marciapiede, capaci di riscrivere e distorcere il corso degli eventi.
Una regia sospesa nel tempo
Ambientato in un indefinito anni Venti del Novecento, lo spettacolo si avvale di una scenografia essenziale firmata Ciro Lima Inglese e di un disegno luci evocativo curato dallo stesso regista. I costumi, realizzati da Teresa Acone, richiamano l’estetica liberty e contribuiscono a creare un’atmosfera da noir favolistico, in cui i rimandi a certi universi letterari di Agatha Christie si mescolano con un linguaggio teatrale contemporaneo e viscerale. Le musiche originali di Valerio Virzo e i testi delle canzoni, tra cui “Zucchero doce” di Michele Fierro, completano l’ambientazione con una dimensione emotiva e sensoriale potente.
Un omaggio a Francesco Silvestri
Questa nuova messinscena è anche un doveroso omaggio a Francesco Silvestri, scomparso nel 2023. Autore dalla scrittura acuta e profonda, capace di coniugare poesia e brutalità, introspezione psicologica e denuncia sociale, Silvestri ha lasciato un’eredità drammaturgica preziosa. Con opere come Fratellini, Angeli all’Inferno, Saro e la Rosa, La guerra di Martin, ha esplorato il lato più fragile e contraddittorio dell’essere umano, ponendosi in dialogo con le grandi scritture teatrali europee del Novecento. Per Edizioni Mea è uscita postuma la raccolta Per un teatro della fragilità, che ne testimonia la visione lucida e disarmante.
Una produzione che nasce da una famiglia artistica
Il progetto teatrale nasce dal legame profondo tra gli interpreti e il regista, tutti parte della “famiglia” di Un Posto al Sole, e rappresenta il desiderio di portare in scena un teatro autentico, vibrante, lontano dalla leggerezza dell’intrattenimento fine a sé stesso. Streghe da marciapiede è un viaggio teatrale nelle pieghe dell’animo umano, un gioco di specchi tra vittime e carnefici, in cui nulla è come sembra e in cui la verità è solo una delle maschere possibili.