Armata di una calza di nylon sul viso, una cartucciera carica di sonniferi e un impermeabile rosso lucido come un rossetto waterproof, Eleonora Danco si aggira per le strade di Roma alla ricerca di risposte “umane”. Con N-ego, presentato al 42° Torino Film Festival, prosegue la sua trilogia iniziata dieci anni fa con N-Capace (2014), che analizzava adolescenti e anziani (oggi visibile su RaiPlay). Oggi, l’indagine si concentra sugli adulti.
La Danco, ancora una volta, si maschera dietro la fittizia “Regista Debosciata”, un personaggio surrealista alla De Chirico, per esplorare senza filtri quegli adulti irrisolti a cui sente di appartenere lei stessa. Donne e uomini in bilico, in conflitto, irrequieti, con storie spesso violente, gli ultimi della lista. Ma c’è spazio per un riscatto? La regista cerca di comprendere se nelle nostre vite ci sia la possibilità di evolvere o se siamo condannati a replicare noi stessi in eterno. È davvero fondamentale trovare sé stessi in questa vita? O siamo, come dice a un certo punto la protagonista, degli incompiuti eterni, come la metro C?
Eppure, questo sembra essere l’unico tema verso cui tutti tendiamo: realizzarsi, affermarsi, emanciparsi. A volte dimenticando il corpo, a volte sfruttandolo come un tappeto di memorie da cui attingere per andare avanti. Eleonora Danco utilizza il tragicomico e l’onirico per un viaggio quasi pittorico, diventando una sorta di ritrattista del tempo contemporaneo. Le musiche e il montaggio perfetto di Marco Tecce, suo marito e collaboratore, completano il quadro, riempiendo quegli spazi metafisici che la troppa umanità vorrebbe colmare.
Oltre ai volti dei perfetti sconosciuti che la Danco ha “catturato” lungo la strada, compaiono anche piccole parti affidate a Filippo Timi, Elio Giordano, Antonio Bannò, Federico Majorana e Luca Gallone. “Sono tutte persone che amo e con cui desideravo lavorare – spiega la regista-attrice in conferenza stampa – ma se con loro non ho avuto problemi, sono stati gli adulti non professionisti a crearmi maggiori difficoltà. Spesso mi fermavo agli angoli delle strade e chiedevo alle persone di partecipare perché magari camminavano in un certo modo o avevano un’espressione particolare. E cosi cercavo di convincerli a venire in studio per girare, ma non è stato sempre facile: ho ricevuto molti ‘no’. Gli adulti sono pieni di filtri, paure e giudizi, anche su sé stessi”.
Il concetto di “filtro” è uno dei temi centrali che la Danco ha voluto rimuovere dai suoi personaggi, girando una grande quantità di materiale, complicato poi da condensare in fase di montaggio. “Ringrazio Tecce per il lavoro che è stato fatto – ha dichiarato – e la produzione, che mi ha permesso di girare senza vincoli troppo rigidi. Alla fine, abbiamo collezionato oltre 72 provini, che spero di poter condividere sui social come traino promozionale al film. Stiamo anche cercando una distribuzione, e mi auguro che il TFF aiuti questo lavoro a farsi strada”.
Un cammino che si propone come uno specchio, in cui ciascuno può ritrovarsi, decidendo se abbandonarlo o intraprenderlo, una volta per tutte, con un pizzico di sano egoismo e senza negarsi nulla.