In “Dune: Parte Due”, Denis Villeneuve porta sullo schermo una miscela vertiginosa di case in guerra, visioni psichedeliche, temi anti-colonialisti e azione intergalattica. Ancora una volta sembra che le immagini evocate da Frank Herbert nel suo tomo di fantascienza siano state trasferite direttamente dal libro allo schermo attraverso la mente di Villeneuve.
Il regista ha deciso di realizzare un adattamento in due parti del libro, anche senza la garanzia di un seguito, con la prima part arrivata durante la pandemia. La Parte Due, come promesso, è un’epopea bellica: un capitolo più pesante, più muscoloso, con nodi narrativi più complessi da sciogliere.
Nella Parte Uno, avevamo lasciato Paul Atreides, Timothée Chalamet, e sua madre, Lady Jessica, accolti tra i Fremen, il popolo nativo di Arrakis. Qui è doveroso fare un accenno alla cultura Fremen è un riflesso diretto delle aspre condizioni ambientali e dell’ecosistema estremo di Arrakis. Su questo pianeta desertico, dove le temperature raggiungono livelli estremi e l’acqua è più preziosa dell’oro, i Fremen hanno sviluppato una profonda connessione con l’elemento vitale. Per loro, l’acqua non è solo una risorsa, ma è la stessa essenza della vita, qualcosa di sacro e imprescindibile. I Fremen cercano di preservare e restaurare la vita su un pianeta che altrimenti sarebbe destinato alla desolazione completa.
Paul desidera vendetta contro coloro che hanno distrutto la sua famiglia e ha suscitato le speranze dei Fremen come il presunto “Lisan al-Gaib”, un profeta nelle loro credenze. Tuttavia, le visioni di Paul mostrano che seguire questa destinazione messianica potrebbe portare a conseguenze sanguinose.
La Parte Due, nei cinema dal 28 febbraio con Warner Bros, Paul desidera vendetta contro coloro che hanno distrutto la sua famiglia e man mano che entra a far parte dei Fremen, diventa il Muad’Dib, un nome che sceglie per il topo del deserto che vive su Arrakis. Tuttavia, le visioni di Paul mostrano che seguire questa destinazione messianica potrebbe portare a conseguenze sanguinose, La cui storia di vita è una sorta di tragedia, avendo perso suo padre e il suo popolo; eppure deve perseverare. Non è Paul Braveheart o Paul Cuor di Leone, è Paul il Muad’Dib.
Villeneuve mantiene le promesse e tiene il pubblico incollato alla poltrona con sequenze mozzafiato, come l’attacco iniziale dei guerrieri Harkonnen che sfida la gravità, la missione di lancio di razzi con Paul e Chani, e la prima cavalcata di vermi delle sabbie di Paul. Tra i nuovi arrivati, Austin Butler brilla nel ruolo di Feyd-Rautha, incarnando la totale disumanità del personaggio. Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot Fenring è probabilmente il personaggio più misterioso della ‘Parte Due. È una sorella Bene Gesserit dotata di un potere straordinario.
Tuttavia, nonostante gli sforzi del regista nel delineare i personaggi e approfondire le loro storie, la grandiosità del film può diventare eccessiva, con punti della trama mistici che risultano difficili da gestire. Le linee narrative dei personaggi sembrano sopraffatte dalla vastità dell’universo di Dune, e alcuni spettatori potrebbero uscire esausti dalla sala. Rimane una riflessione cruciale sulla{ambiente