Il film “Perfect Days” di Wim Wenders, vincitore della Palma d’oro per il migliore attore (Kôji Yakusho) all’ultimo Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane dal 4 gennaio, distribuito da Lucky Red. Ambientato interamente in Giappone, si concentra sulle gioie quotidiane del protagonista.
Hirayama (Koji Yakusho) è un addetto alle pulizie dei bagni. Inizia la sua giornata presto, prende un caffè dalla distributrice automatica, inserisce una cassetta di musica rock classica nello stereo e guida il suo furgone verso vari bagni pubblici, dove si mette al lavoro. Pulisce e sistema il lavandino meticolosamente. Le varie parti di un bidet vengono pulite in ogni suo spazio. Usa uno specchietto per controllare la parte inferiore di un water per assicurarsi che sia splendente in luoghi che nessuno vedrà mai. Si fa la doccia al bagno pubblico, trapianta piccoli alberi nella sua casa o ascolta i suoi vecchi nastri di Lou Reed e Nina Simone.
In Perfect Days, invece Wenders non lesina sui dettagli più fini di quello che molti considererebbero un lavoro sporco. Il film è anche un bel giro tra i bagni di Tokyo. Hrayama sceglie le parole con grande cura, spesso non parla affatto, specialmente quando è accompagnato dal suo collega “Tokyo Toilet” Takashi (Tokio Emoto), chiacchierone incallito che si lamenta continuamente di non capire perché Hirayama si dedichi così ad lavoro insignificante. L’improvvisa intrusione della nipote di Hirayama, scappata di casa, si rivela un altro intoppo alla sua giornata. , si fa la doccia al bagno pubblico, trapianta piccoli alberi nella sua casa o ascolta i suoi vecchi nastri di Lou Reed e Nina Simone.
Perfect Days” si distingue per la osservazione della vita del protagonista senza ricorrere all’enfasi. Si sottrae alle crisi drammatiche o alle minacce esistenziali, focalizzandosi piuttosto sulle abitudini di Hirayama. Wenders evita rivelazioni straordinarie e affida il film alla semplicità di Hirayama. E infatti, sembra godere nel cercare di continuare la sua routine. In qualche modo, i ritmi giornalieri lo hanno reso imperturbabile.
Il regista ancora una volta dà sfoggio della sua efficienza stilistica, anche se il montaggio potrebbe sembrare un po’ troppo frenetico. Mentre i dettagli comportamentali e sociali, come la passione di Hirayama mentre fotografa un albero senza guardare nel mirino, o i design variati dei bagni pubblici di Tokyo, arricchiscono il film con un tocco di surrealismo.
Se il film è un esercizio di empatia – apprezzare la vita interiore dei lavoratori dei servizi igienici troppo spesso ignorati – ci chiediamo se i giorni di Hirayama sono davvero “perfetti”, Il film suggerisce principalmente che sì, una routine e la gratitudine per i piaceri semplici costituiscono una vita appagante.
La solitudine di Hirayama si svela come un prezioso rifugio, un’opportunità per contemplare la bellezza silenziosa che permea la sua esistenza. Il regista cattura con maestria le sfumature della vita quotidiana a Tokyo, facendo emergere il carattere unico della città e dei suoi abitanti. La musica, le immagini in bianco e nero e gli incontri fugaci si fondono in un mosaico di emozioni, offrendo una riflessione sottile sulla natura effimera della felicità, che si nasconde nelle piccole cose.