Le mie poesie non cambieranno il mondo, è questo il nome del documentario dedicato alla poeta Patrizia Cavalli, presentato nelle Notti Veneziane, sezione realizzata dalle Giornate degli Autori in accordo con Isola Edipo. Il film Uscirà al cinema dal 14 settembre con Fandango.
“È un film sulla libertà di essere e vivere come ti pare”, con le parole dei due registi Annalena Benini e Francesco Piccolo. Un ritratto intimo, ironico e libero della poetessa amata da Elsa Morante, e morta il 21 giugno 2022, durante la post-produzione di questo film, che custodisce dunque la sua ultima testimonianza. S’intitola Le mie poesie non cambieranno il mondo, è stato presentato a Venezia 80 e dal 14 settembre sarà al cinema con Fandango.
I registi Piccolo e Benini: “Una vita tra poesia, amore e libertà”
“Conoscevamo da tempo Patrizia– racconta Francesco Piccolo-. Lei era malata e ci ha detto che volevamo fare questo doc perché lei stava morendo. Noi abbiamo negato, in realtà poi purtroppo è successo. Volevamo raccontare una poetessa che amavamo molto, ma anche una persona per come stava al mondo e per la libertà che aveva e quel che diceva. Lei ha risposto alla nostra richiesta con fiducia”.
Per Annalena Benini: “Da questo doc esce la sua verità, il suo pensiero e la sua poesia sul mondo, sulle relazioni umane, sul gioco d’azzardo, sulla malattia. Lei con fiducia ci ha aperto le porte della sua casa, vicino a Campo de’ Fiori, a Roma, nella quale ha vissuto fin da ragazza, da quando era piccola. Tra l’altro la casa è protagonista delle sue poesie con il tavolo, la sedia, il gatto, i vestiti, i cappelli. Tutto è entrato dentro la sua poetica. Come ci ha aperto le porte di casa sua, allo stesso modo ci ha aperto la sua verità e la sua essenza. Ha scelto quando recitare o meno, ma le due cose coincidono in lei. È stato uno spettacolo di verità”.
Un doc “disordinato” proprio come voleva lei. “Del resto era anche il suo modo di procedere per cui anche lei era d’accordo– dice Piccolo-. Non abbiamo mai pensato a un doc cronologico che raccontasse la vita da appena nata in poi. Volevamo un rapporto vivo con lei. Volevamo prendere quello che ci piaceva e montarlo in maniera libera”. E Annalena: “Volevamo mostrare l’andirivieni del tempo sulla vita, ma anche sul corpo. Quindi la vediamo ragazza, e poi in un momento di debolezza. Volevamo che ci fosse tutta Patrizia. Anche la voce cambia da una scena all’altra”.
Il documentario ci lascia una testimonianza inedita di un poeta fuori dagli schemi
Ma cosa vi ha lasciato di più Patrizia? “Patrizia davanti alle telecamere non era diversa da quello che era– risponde Piccolo-. Abbiamo tanto ammirato la sua libertà assoluta di pensiero sul mondo. Una cosa preziosissima perché lei è totalmente autonoma dai pregiudizi, dalla mondanità. Lei dice sempre quel che pensa e questo non è poco”. Mentre Annalena sottolinea l’importanza del suo “desiderio di divertimento e della sua voglia di fare della vita qualcosa di bello. C’è la scrittura ma anche la vocazione a giocare con la vita ovvero stare insieme agli altri. Circondarsi delle cose e delle persone che ci piacciono. Questo mi sembra un insegnamento entusiasmante”.