Barbie, film di Greta Gerwig, nelle sale dal 20 luglio, inizia con uno citazione al capolavoro di Stanley Kubrick del 1968 2001: Odissea nello spazio. Un gruppo di bambine giocano con l’unico tipo di bambole disponibili prima dell’arrivo di Barbie nel 1959. A quanto pare, allora le bambole erano tutte bambine da accudire.
Siamo a Barbie Land, un luogo felice. Un paradiso rosa guidato da donne prive di tutti i difetti fisici. Non c’è posto per le leggi di Newton. Non c’è il vento, non c’è il sole, né gravità e né acqua. La bambola del titolo è interpretata dall’attrice e produttrice Margot Robbie. Una Barbie stereotipata, bionda e con gli occhi azzurri, nonostante l’originale Barbie fosse disponibile anche in versione bruna. Intorno a lei ci sono Barbie con i tacchi alti; donne belle, felici, realizzate. C’è la Barbie Avvocata, la Barbie Scrittrice e la Barbie Fisica. C’è persino una Barbie presidente.
E poi c’è lui, l’ex fidanzato di Barbie Ryan Gosling, “Ken”, il surfista narcisista. Tutti i Ken di Barbie Land sono cittadini di seconda classe. E non si sa cosa pensare dello stesso Ken. Ha una cotta per Barbie, ma dal momento che entrambi sono sprovvisti degli organi genitali, si mostra confuso quanto lei gli chiede cosa farebbero se passassero davvero la notte nella sua camera da letto rosa, quella con il letto a conchiglia.
Il film inizia a divertire quando Barbie si trasforma in un’umana. Ad una festa, in preda ad una crisi esistenziale, chiede alle altre bambole se avessero mai pensato alla morte. Cerca risposte da Weird Barbie (Kate McKinnon) che le suggerisce di avventurarsi nel mondo reale un luogo spaventoso, dominato dagli uomini, dalla cellulite e dai piedi piatti. Eppure è lì che deve recarsi per rimettere le cose a posto e affrontare la bambina che, con i suoi pensieri sovversivi, sta rischiando di mandare in frantumo la sua vita perfetta.
Ken si nasconde nel retro della sua macchina e l’accompagna a Los Angeles, dove, ovviamente, i due scoprono che le leggi e i costumi di Barbie Land sono capovolti. Il mondo reale e’ un Ken-dom, con un governo “dei Ken, per i Ken e dai Ken”. Inutile dire che Gerwig e il suo co-sceneggiatore e partner Noah Baumbach (il vero Ken della sua Barbie) lanciano un fragoroso messaggio femminista. Le gag taglienti arricchiscono questa commedia pop confermano il talento della regista di Lady Bird. E poi c’è la chicca della grande Helen Mirren come narratrice del film. “Le Barbie possono essere qualsiasi cosa”, ci dice, “perché le donne possono essere qualsiasi cosa”.