Un album fantastico Memento Mori. Il termine latino tradotto in lingua italiana “ricorda che devi morire” vuole essere un invito dei Depeche Mode a vivere, gioire, godere di quello si ha. Un messaggio forte e chiaro per una band che ha attraversato periodi difficili ma è sempre riuscita a ritornare a galla anche dopo l’inaspettata del compagno di band di lunga data Andy “Fletch” Fletcher a soli 60 anni nel 2022.
Ed è nel segno della rinascita che l’iconica Band Synth Pop si presenta allo Stadio Olimpico davanti a 55 mila fan per il primo dei due concerti italiani del Memento Mori Tour . Un sintetizzatore costruito con pesanti distorsioni e luci pulsanti accolgono la band sul palco. David Gahan, Martin Gore, il polistrumentista Peter Gordeno e il batterista Christian Eigner. “My Cosmos Is Mine” è un perfetto brano d’apertura con Gahan che si pavoneggia con sicurezza, afferrando l’asta del microfono come un bastone. La band è rimasta avvolta in un’ombra lunare mentre una “grande M”, per Memento o Mode, illuminava lo sfondo. L’enorme schermo alla spalle della band è stato utilizzato per trasmettere immagini della band al pubblico più distante, ai fan che hanno acquistato i biglietti laterali con visibilità limitata.
Nella prima parte del concerto, i Depeche Mode lasciano spazio alla magnifica e cupa “Wagging Tongue“, che urla al mondo: “watching another angel die”. Il grande schermo con la scritta “M” si riempie di rosso sangue quando risuonano le prime note di “Walking In My Shoes“, da Songs of Faith and Devotion del 1993, che porta in dote i primi brividi.
La danza di Gahan diventa particolarmente malinconica in “Sister of Night” (Ultra) e “In Your Room” (Songs of Faith and Devotion). E poi il canto del cigno di “Speak To Me” suonata a un ritmo simile a un lamento funebre su un campo grigio di croci sugli schermi. Un’atmosfera crepuscolare ed estremamente affascinante, inizia ad avvolgere lo Stadio Olimpico con dolcezza.
L’energia si accumula con “Everything Counts“, da Construction Time Again del 1983. Il suono della band è maestoso, un rombo basso di tastiere e batteria che arriva come un battito al petto. Gahan cavalca le onde del suono come un surfista. In più di tre ore di concerto e 23 canzoni, il frontman del gruppo canta con una voce New Wave così tipica e cupa, si dimena sul palco tra una piroetta e l’altra.
Sul maxischermo, una raccolta di fotografie diventa un viaggio visivo nel tempo dagli umili inizi di giovane musicista all’essere umano rispettato e amato in cui si è evoluto. E’ il tributo ad Andy Fletcher in “World in My Eyes”, la canzone, tratta da Violator era una delle tracce preferite del tastierista. Mentre una sfilata di teschi colorati accompagnano il brano di fine concerto “Enjoy the Silence“, dall’album di successo della band del 1990 “Violator” con un un mare di braccia agitate all’impazzata.
C’è spazio nei bis anche “Waiting For The Night”, la travolgente “Never Let Me Down Again” e “Just Can’t Get Enough”, il synthpop allegro e scanzonato con cui i Depeche Mode sfondarono nel 1981, più di quarant’anni fa. Nessuno allora sospettava che nel tempo si sarebbero scrollati di dosso l’etichetta di gruppo dance per teenager per via di quel frivolo synth pop discotecaro e sarebbero diventati una seria band elettronica capaci di attraversare diversi generi e trend, per arrivare ad un’eterogeneità stilistica senza mai passare di moda.
LA SCALETTA
My cosmos is mine
Wagging tongue
Walking in my shoes
It’s no good
Sister of night
In your room
Everything counts
Precious
Speak to me
Question of lust
Soul with me
Ghosts again
I feel you
A pain that I’m used to
World in my eyes
Wrong
Stripped
John the revelator
Enjoy the silence
Waiting for the night
Just can’t get enough
Never let me down again
Personal Jesus