“L’elemento centrale del film, l’unica cosa che davvero conta, sono i personaggi”. Scrive così Lydia Lyda Patitucci a commento del film “Come Come Pecore in Mezzo ai Lupi,”, Nelle sale il 13 luglio distribuito da Fandango. La sua opera prima dimostra che c’e’ ancora spazio nel cinema italiano di un action-thriller ben fatto.
La storia narra di Vera, un’agente sotto copertura della Polizia. Ha un carattere duro e in apparenza impenetrabile, temprato dai rischi della sua professione e segnato da un passato familiare doloroso. Viene incaricata di infiltrarsi in una banda internazionale di rapinatori, e scopre che uno di loro è suo fratello minore Bruno, con cui ha rotto i rapporti da tempo. Bruno è appena uscito di prigione, non ha un soldo e vuole partecipare al colpo per ricominciare tutto insieme a sua figlia Marta. Dopo anni lontani, Vera e Bruno si ritrovano improvvisamente uno di fronte all’altra, in ruoli opposti e obbligati a mantenere il segreto che li lega: vecchie ferite riemergono, e i due saranno costretti a fare delle scelte che metteranno a dura prova il raggiungimento dei reciproci obiettivi.
” Due sono gli aspetti che hanno determinato il percorso della creazione di questi personaggi”, scrive ancora la regista. “Da un lato l’emotività, i sentimenti alla base delle loro scelte, dall’altro la necessità di (farli) agire in maniera dinamica, credibile, nel contesto criminale in cui si muovono. Dualità che è la chiave stessa del film, sempre in bilico tra azione e relazioni. In parallelo ad un intenso lavoro di casting tra Italia e Balcani, abbiamo ragionato sul loro look e caratterizzazione, inizialmente in astratto poi, mano a mano che il cast si formava in maniera sempre più concreta”.
Il titolo prende il nome da un importante passo della Bibbia tratto dai Vangeli di Matteo. La storia riflette bene quella sensazione di smarirmento e pericolo che si prova quando ci si sente spacciati. Solo un incontro può offrire una possibilità di salvezza, un futuro diverso. Nel ruolo di Vera, c’è Isabella Ragonese: ” Per me è stato un salto mortale interpretare questo personaggio. Film di questo tipo non se ne fanno molti e tantomeno con protagoniste femminili”.
L’opera prima di Patitucci riesce a essere un thriller piuttosto classico nella sua narrazione, ma con contaminazioni di genere nello sviluppo. Un approccio registico che nelle itenzioni della regista si presta bene a raccontare di violenza evocando le conseguenze fisiche e mentali di chi le subisce.