Damien Rice sale sul palco del Teatro Romano di Ostia Antica evidentemente di buon umore e goffamente affascinante. E’ come un whisky irlandese molto ricercato e incredibilmente raro che viene rilasciato solo in lotti limitati ogni tot anni. Su un palco spoglio, o quasi, un un uomo e le sue chitarre (più un pianoforte)
La sua reputazione lo precede; misteriosi, inquietanti, accattivanti, emotivi, lamentosi, avvincenti, questi sono i superlativi che vengono in mente quando ci si perde nella musica e nelle canzoni del cantautore irlandese noto per il suo stile di scrittura introspettivo ed emotivamente crudo. I suoi testi caustici ti tagliano l’anima in profondità.
Damien Rice canta canzoni d’amore. Canzoni scritte da un uomo che ha una profonda e sfortunata comprensione dell’amore nel 21° secolo. E come l’amore non è amore, ma dolore, gelosia, ossessione, malattia mentale, codipendenza e alcolismo. Le canzoni d’amore, insomma, non sono canzoni felici. Eppure c’è un senso dell’umorismo discreto nei suoi brani. Un’autoironia malinconica che lo rendono unico al mondo.
È raro che lasci un concerto pensando “sì, non avrei cambiato nulla di questo concerto “. L’ho pensato su Damien Rice. Ci ho pensato sulla strada del ritorno a casa e ci sto pensando adesso, alle tre di notte. Sì, è stato tutto perfetto. Damien Rice è perfetto.
Rice proseguirà il suo Saiboat tour il 9 luglio al Teatro D’Annunzio del Pescara Jazz Festival, l’11 luglio al Teatro La Fenice di Venezia, il 12 luglio al Pistoia Blues Festival, il 14 luglio al Sequoie Music Park di Bologna e il 15 luglio all’Anfiteatro Vittoriale di Gardone Riviera (Brescia).