A sei anni dall’uscita di Spirit, la band di Dave Gahan e Martin Gore torna con un lavoro preparato nella stagione della pandemia nel quale, oggi, non si può evitare di notare l’assenza di Andy Fletcher, scomparso quasi un anno fa.
“Memento Mori”, ovvero, “Ricordati che devi morire”, monito e memorandum che suona particolarmente significativo in una stagione figlia di altre in cui le parole pandemia e guerra hanno dominato la scena. Memento Mori, è il titolo dell’annunciato nuovo album dei Depeche Mode, e uscito lo scorso marzo. Il lavoro, il quindicesimo in studio della leggendaria band inglese è stato anticipato dal singolo Ghosts Again che è stato cantato per la prima volta su palco del Teatro Ariston nella serata finale del Festival di Sanremo 2023.
Il tour che dal Nord America approderà in Europa con date nel Regno Unito e in Irlanda e in Italia, ben tre nel mese di luglio, a Roma, il 12 luglio, a Milano e a Bologna, sarà l’occasione per ascoltare le dodici tracce di un album la cui copertina è dominata da un fondo scuro con due ali di angeli bianche, a contrasto, composte da fiori.
“Memento Mori” offre una grande varietà di stati d’animo. Alcune delle canzoni sembrano introspettive e personali, mentre altre sono gioiose e catartiche, e poi, ci sono momenti in cui ti senti come se una tonnellata di mattoni ti fosse caduta in testa. Anche come duo, Martin Gore e Dave Gahan sono riusciti a bilanciare momenti meno seri, come la giocosità spensierata di “Caroline’s Monkey” o la meta-narrazione di “Don’t Say You Love Me” con la bellezza synthwave di “People Are Good”, non così ottimista, il cui ritornello potrebbe facilmente funzionare come un mantra nella società odierna (“Le persone sono buone / Continua a prenderti in giro”).
Il brano di apertura “My Cosmos is Mine” sembra freddo e distante, con la voce che arriva da qualche parte lontano su uno sfondo di tasti ed elementi elettronici che accentuano il tema spaziale del titolo, rendendolo il brano più oscuro degli ultimi decenni. “Always You” è abbastanza minimalista e ripetitivo, ma stranamente avvincente da ascoltare.
D’altra parte, tra questi brani si trova il vero cuore dell’album. Il singolo “Ghosts Again” è una delle migliori tracce che i DEPECHE MODE abbiano scritto negli ultimi decenni con orchestrazioni, piano, tastiere e chitarre che creano un bellissimo arazzo sonoro, mentre Gahan canta la mortalità in modo meraviglioso e delicato.
La eterea “Soul with Me” dà a Gore spazio sufficiente per offrire un’esibizione vocale emotiva e inquietante che dovrebbe risuonare con gli ascoltatori. La voce armonizzata di “Wagging Tongue” conferisce alla traccia una ricchezza di suoni che va di pari passo con i suoi bei groove, mentre testi come “Everything looks hollow / When you watch another angel die” ti fanno rivalutare la vita e il tempo che ci è dato.