Spider-Man: Into the Spider-Verse del 2018 è stato un punto di svolta per tutti coloro che amano l’animazione o i supereroi. Ha rivoluzionato lo stile visivo dei comic movie e inaugurato un metodo di narrazione più audace nell’universo dell’animazione americana. Ora, a distanza di cinque anni, Across the Spider-Verse vanta più universi alternativi, più Spider-Man, più cattivi, più trame parallele, più cambiamenti nello stile visivo, più tutto. E se il tema del primo film è “tutti indossano una maschera”, qui si parla di ciò che accade quando pensi di aver sconfitto i tuoi demoni interiori, di aver trovato la tua strada, di esserti riconciliato con il tuo io interiore. Ed invece e la vita ti ricorda che in ogni momento le tue certezze possono crollare davanti a eventi imprevedibili e ti ritrovi a al punto di partenza.
Fatta questa premessa, passiamo alla trama del nuovo capitolo. Miles Morales, madre portoricana e padre afroamericano, lo Spider–Man dell’universo Ultimate,si riunisce a Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso, dove incontra una squadra di “Spider-Eroi” incaricata di proteggerne l’esistenza. Ma quando gli eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si ritrova contro gli altri “Ragni” e dovrà ridefinire cosa significa essere un eroe per poter salvare le persone che ama di più.
“Non dovresti essere qui”, urla Oscar Isaac nei panni di Miguel O’Hara, l’Uomo Ragno dell’universo alternativo che si è preso la responsabilità di mantenere l’ordine nel multiverso. È un grande sostenitore del nuovo ordine ed è disposto a tutto, anche combattere altri Spider-man, per far rispettare le sue regole ed evitare che i vari mondi paralleli possano scontrarsi.
Miguel mette Miles, davanti ad una scelta: salvare una persona o tutti i mondi? Gli toglie il potere di decidere della propria vita. Un conflitto che lo rende spericolato, come a volte accade ad ognuno di noi quando ci vengano imposte regole a cui non intendiamo soccombere. Ci dimeniamo come pesci sulla banchina nel disperato tentativo di ribellarci ad un mondo che vuole imporci a tutti i costi il nostro destino.
In Across the Spider-Verse , i genitori di Miles si ritrovano davanti ad un consulente scolastico che vuole convincerli che solo frequentando le migliori università americane, un ragazzo di talento ma proveniente da un ambiente emarginato, potrà avere successo nella vita. Il college vuole trasformarlo nel classico aneddoto di immigrato in difficoltà. Una narrazione che il film intende cambiare e lo fa portando nel film Spider People di ogni estrazione sociale ed economica.
Across the Spider-Verse è complesso. Affronta molti temi e si sviluppa attraverso trame e sotto trame. L’arco narrativo di Gwen si perde nel caos del multiverso ma resta lei la vera protagonista della storia, un racconto di formazione, di crescita e maturazione. Insomma ci sarebbe ancora molto di cui parlare in Across the Spider-Verse, al punto che già a metà del film si potrebbero intavolare animate discussione su ogni singolo fotogramma, analizzare le gag visive, i pop-up, citazioni varie e così via. Lo schermo è spesso pieno zeppo di personaggi e non tutti i temi e le trame convergono verso un punto comune. E questo perché tutto ruota intorno a storie di persone che cercano di andare oltre quello di cui sono capaci o a cui la società le ha destinate. Non c’è da meravigliarsi che ogni parte di Across the Spider-Verse sia un tentativo dei suoi personaggi di crescere, di superare e ignorare i limiti che impediscono di vivere la vita in modo autentico.