Le proprietà dei metalli è l’esordio al lungometraggio del regista e sceneggiatore Antonio Bigini (Ella Maillart – Double Journey, Anita). Presentato in anteprima al 73° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, è nelle sale italiane da giovedì 18 maggio 2023 distribuito da Kiné in collaborazione con Lo Scrittoio. Da giovedì 18 maggio il regista Antonio Bigini accompagnerà il film al Cinema Astra di Firenze. Venerdì 19 maggio alle ore 20.30, il regista e la montatrice Ilaria Fraioli saranno al Cinema delle Provincie di Roma, introdotti da una presentatrice d’eccezione, la regista e sceneggiatrice Francesca Comencini. Gli eventi di presentazione alla presenza del regista proseguiranno sabato 20 maggio alle ore 21.00 al Cinema Palestrina di Milano, domenica 21 maggio alle ore 16.00 al Cinema Lux di Padova e alle ore 21.15 al Cinema Gambrinus di Pennabilli, Rimini. Altre città e sale si aggiungeranno nei prossimi giorni.
Il film è liberamente ispirato a una vicenda poco nota: il fenomeno dei cosiddetti “minigeller”, cioè quei bambini che alla fine degli anni Settanta, dopo aver assistito all’esibizione televisiva dell’illusionista Uri Geller, apparentemente in grado di piegare chiavi e cucchiai al solo tocco, hanno cominciato a manifestare fenomeni simili. Nello stesso periodo casi di “minigeller” si sono verificati un po’ in tutta Europa. Due professori universitari italiani dal 1975 al 1980 hanno condotto studi scientifici su alcuni di questi bambini, raccogliendo i risultati delle loro esperienze in un corposo dattiloscritto, mai pubblicato. I bambini studiati dai due professori avevano aspetti in comune: vivevano in campagna e provenivano da famiglie umili e in molti casi problematiche. Gli esperimenti condotti dagli scienziati consistevano in incontri domestici in cui ai bambini veniva richiesto di piegare oggetti metallici in situazioni sempre più controllate. I bambini più “dotati” venivano poi studiati all’interno di laboratori universitari. Nessuno di questi esperimenti è arrivato al dunque e cioè alla dimostrazione scientifica dell’esistenza di un fenomeno paranormale.
La storia è ambientata negli anni Settanta, Italia Centrale. In un paesino di montagna, Pietro, un bambino cresciuto da un padre duro e asfissiato dai debiti, manifesta doti misteriose: piega metalli al solo tocco. Uno scienziato americano comincia a studiarlo. Gli esperimenti porteranno Pietro a contatto col mondo invisibile, dove le leggi della fisica lasciano il passo ai desideri più profondi.
Scrive il regista: “In un momento di rapida trasformazione come quello che stiamo attraversando, penso si avverta il bisogno di storie autentiche che sappiano andare alle radici di quello che siamo. La storia di Pietro è una storia minima, fatta di pochi personaggi, che si svolge prevalentemente in interni. È una storia scandita da oggetti banali come chiavi, coltelli, cucchiai. Credo che in questa semplicità risieda parte della sua universalità. Gli anni Settanta sono stati il momento in cui l’Italia ha definitivamente rinunciato alla sua millenaria identità contadina per sposare la via del neocapitalismo. La vicenda di Pietro racconta gli ultimi bagliori di un paganesimo rurale, già contaminato dalla civiltà dei consumi. Oggi nella nostra società non c’è più spazio per il mistero, ma questa rimozione ha prodotto un bisogno latente. Proprio per questo credo che oggi più che mai ci sia bisogno di film che sappiano parlare in modo sincero, senza spettacolarizzazione e senza passare dalle forme del cinema di genere, della vita e dei suoi misteri. Anche da un punto di vista estetico penso che ci sia un crescente bisogno di pulizia. La fruizione sempre più frammentaria di immagini sempre più grafiche e irreali ha prodotto un bisogno ancora non pienamente inteso di film lineari e visivamente limpidi, che facciano ritrovare allo spettatore una forma di purezza”.